FEDERICA PACELLA
Cronaca

Vincenza, Anna e il diritto di essere madri: “Ora siamo una famiglia anche per lo Stato. La società? Più avanti delle istituzioni”

Brescia, Vincenza iscritta in Comune come genitore insieme alla compagna Anna. “Mai ostacolate nel quotidiano, ma era ora”. La sindaca: nessun limite alle famiglie

Le mamme Vincenza e Anna (al centro) con la loro bimba tra l’avvocata Ippolita Sforza, la sindaca Laura Castelletti e l’assessora Anna Frattini

Le mamme Vincenza e Anna (al centro) con la loro bimba tra l’avvocata Ippolita Sforza, la sindaca Laura Castelletti e l’assessora Anna Frattini

BRESCIA – La scena se la prende tutta la loro piccola, un anno da compiere ad agosto. Dispensa sorrisi, saluta felice di vedere tanta gente e macchine fotografiche, mentre le sue due mamme, Vincenza e Anna, percorrono il corridoio della sala civica del Broletto, la stessa in cui si era svolta la loro unione civile nel febbraio 2022. La simpatia con la sindaca, Laura Castelletti, è immediata: la piccola le toglie la penna dal taschino della giacca, ci gioca un po’, per poi riconsegnargliela educatamente. La sindaca si presta a tenerla, mentre Vincenza e Anna firmano uno dei documenti più importanti per la loro vita e, soprattutto, per la vita della bimba. Che non può sapere di essere la protagonista di una giornata storica, per Brescia, e per tanti figli e figlie di coppie omogenitoriali. Per la prima volta in città, infatti, è stato iscritto nel registro delle nascite dello Stato Civile l’atto di riconoscimento da parte della madre intenzionale (Vincenza) del minore già riconosciuto alla nascita dalla madre biologica (Anna). Un risultato che non era scontato: tante coppie e tanti minori, in questi anni, hanno dovuto affrontare la strada dell’adozione, con costi alti, tempi lunghi, colloqui con assistenti sociali.

A sanare una lacuna legislativa è arrivata la Corte costituzionale, con sentenza del 22 maggio 2025, secondo cui negare il riconoscimento alla madre intenzionale significa ledere il diritto del minore all’identità personale, ostacolando il suo accesso a cure, educazione e stabilità affettiva da parte di entrambe le figure genitoriali. Anna ed Enza hanno dovuto aspettare un anno, ma da maggio, di fatto, altre coppie potranno avviare il riconoscimento sin dal letto d’ospedale. “Al di là della sentenza – ha commentato Castelletti, accompagnata dall’assessora alle Pari opportunità Anna Frattini – è importante perché si sceglie di riconoscere entrambe le mamme come genitori, per il benessere della bambina. La famiglia è il luogo dell’amore: per noi non ci sono limiti alle famiglie, ognuna ha diritto a essere riconosciuta”.

Nel loro percorso di genitori, Anna e Vincenza confermano di essersi sempre sentite accolte, ovunque. “Nel mio cuore ero già mamma, lo sono sempre stata, ed anche la società non ci ha mai ostacolato – racconta Vincenza – in ospedale, dal pediatra, sono sempre stata riconosciuta come mamma. Al Civile, ad esempio, ho potuto assistere al parto. C’è anche chi si è stupito, perché io non ero considerata mamma dalla legge”.

Il riconoscimento ufficiale è, però, una garanzia per il minore. “Abbiamo vissuto questo primo anno con la spada di Damocle della buona volontà altrui – sottolinea Anna – perché, in qualunque momento, chiunque avrebbe potuto non riconoscere Enza come mamma. Abbiamo scoperto con piacere che le persone sono più accoglienti delle istituzioni. Ora, finalmente, è stato fatto anche questo passaggio”.

Dopo Anna e Vincenza, ci sono già altre tre coppie in lista per il riconoscimento della madre intenzionale al Comune di Brescia. Manca, però, un tassello, come ricorda l’avvocata Ippolita Sforza: per la procreazione assistita fra persone dello stesso sesso bisogna andare all’estero. “In Italia non è riconosciuta – spiega Anna –. Noi siamo andate in Spagna, ma non è accessibile per tutti. Speriamo che in futuro sia garantita”.