Lombardia avvelenata dai fanghi tossici: inquinati i campi di 78 comuni

Lonato nel Bresciano è l’unico ad aver chiuso l’accesso ai fondi e bloccato i raccolti. Servono le ordinanze

La mappa

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Interdizione all’ingresso nelle aree messe sotto sequestro, divieto di raccogliere il granoturco cresciuto sui terreni che sarebbero stati trattati con gessi potenzialmente tossici della Wte e avvio del procedimento amministrativo per l’ordinanza di rimozione dei rifiuti da parte della ditta ritenuta responsabile. Lonato del Garda passa alle contromisure dopo l’esplosione del caso Wte, ma è il primo Comune – almeno nel Bresciano – a poterlo fare, in uno scenario in cui la matassa da sbrogliare, per i primi cittadini, si fa complicata. La vicenda è quella nota della Wte, azienda bresciana finita nell’occhio del ciclone per traffico illecito di rifiuti, discarica abusiva, getto pericoloso di cose (in specie molestie olfattive) nell’inchiesta ha portato a 15 persone indagate, impianti sequestrati insieme a 12 milioni di euro. L’accusa, in particolare, riguarda l’illecito spargimento di gessi da defecazione non adeguatamente trattati: di fatto, rifiuti.

In Lombardia sono 78 i Comuni coinvolti: 31 Comuni del Bresciano, 14 del Cremonese, 11 del Milanese, 7 del Mantovano, 4 del Lodigiano, 2 del Pavese, 1 del Comasco. Mentre l’indagine prosegue sul fronte giudiziario, ora questi Comuni devono avviare il procedimento per emettere l’eventuale ordinanza di bonifica a carico della Wte, in solido con i proprietari delle aree. In caso di inottemperanza, dovrebbero essere i Comuni stessi ad attivarsi per la rimozione dei rifiuti. Compito non semplice, innanzitutto perché bisogna ricostruire quali sono le aree esatte dove sono stati sparsi i gessi-rifiuti. I sindaci hanno i nomi delle aziende agricole, forniti dai Carabinieri Forestali di Brescia, ma non i mappali interessati. "Noi nel 2019 avevamo fatto un regolamento – spiega Roberto Tardani, sindaco di Lonato – che obbligava a comunicarci lo smaltimento sul territorio di fanghi e gessi di defecazione 90 giorni prima. Quando ci è arrivata la prima segnalazione dei Carabinieri Forestali, abbiamo potuto aver subito contezza delle aree. Abbiamo chiesto a Procura, Arpa e Provincia di fare subito gli esami di terreni e falde. Nel frattempo ho firmato un’ordinanza che ha interdetto l’accesso ed impedisce la raccolta del granturco".

Non tutti, però, hanno questo censimento. Quanto ai controlli sui terreni, sono molti a invocarli, ma gli enti hanno chiarito che (al netto di eventuali richieste della Procura) prima i Comuni devono fare l’ordinanza per la rimozione (a ieri, nel Bresciano, risultava solo l’avvio dell’iter a Lonato). Una volta rimossi i rifiuti, si possono effettuare le analisi, utili anche al Ministero per valutare l’eventuale danno ambientale. Il timore dei sindaci è però di finire nell’iter complesso di una bonifica lunga ed onerosa, per la quale non basterebbero neanche i 12 milioni di euro sequestrati alla ditta. Domani, la Provincia di Brescia riunirà i Comuni interessati, per avviare un’azione coordinata.

Nel frattempo, anche la Regione potrebbe muoversi sul fronte normativo. "Abbiamo audito il direttore generale di Arpa Fabio Carella ed il direttore di Arpa Brescia Fabio Cambielli – spiega il presidente della commissione regionale Agricoltura Ruggero Invernizzi - è stato fatto un ottimo lavoro sul fronte dei controlli. Valuteremo la possibilità di una nostra risoluzione o di una richiesta per rivedere la legislazione sui gessi".