BEATRICE RASPA
Cronaca

Fabbrica dell’evasione Cinque condanne e otto assoluzioni

Il mezzo miliardo di fatture falsescoperto dalla Finanza

 

di Beatrice Raspa

Cinque condanne e otto assoluzioni. È arrivato a sentenza il primo processo nato da “Evasione continua“, la maxioperazione della Finanza che nel febbraio 2020 aveva fatto finire in manette 23 persone – 86 gli indagati, tra cui commercialisti, avvocati, consulenti, imprenditori e persino un monsignore novantenne di Matera, Francesco Cuccarese – per associazione finalizzata alla frode, all’evasione e al riciclaggio. I presunti boss della “fabbrica dell’evasione“, la commercialista Stefania Franzoni e il consulente Sergio Monteleone, sono stati condannati a otto anni. Con loro alla sbarra in abbreviato c’erano undici imputati, tra cui Massimo Battezzi, per l’accusa uomo di fiducia del duo e intestatario di numerose società cartiere che poi avrebbero messo in circolo mezzo miliardo di fatture false e sottratto al Fisco 80 milioni. Il gup gli ha inflitto quattro anni e otto mesi. Condannati a dieci mesi invece Ettore Trepiccione, a sei mesi Daniele Degni (pena sospesa per entrambi). Assolti invece Salvatore Cappiello, la commercialista ungherese Krisztina Kadar, Giovanni Bottiglioni, Salvatore Battaglia, Enrico Lenaz, Giuseppe Bertone, Monica Sargiotta.

Il pm Claudia Passalacqua voleva condanne per tutti. E aveva concluso la requisitoria con richieste pesanti: 12 anni per Monteleone, 10 per Franzoni, sette anni e mezzo per Battezzi. Dai sei anni all’anno e mezzo per gli altri. L’inchiesta aveva coinvolto Bergamo, Lodi, Milano, Roma, Mantova, Pavia, Napoli, Verona, Reggio Emilia. Tra gli arrestati, gli avvocati Roberto Golda Perini di Milano, Francesco Alimonda di Napoli e Alessandro Bitonti di Modena, un altro commercialista bresciano, Roberto Guerini, e due collaboratori di studio di Franzoni, Elena Cancarini e Andrea Giovita. Ma anche l’ex consigliere comunale leghista di Brescia Alessandro Bizzaro, a capo di una società titolare di falsi crediti da cedere a imprenditori desiderosi di abbattere le imposte (per loro è iniziato il dibattimento, ndr). Il gruppo per l’accusa aveva come business la vendita di falsi crediti per le compensazioni.