
Il tribunale di Brescia (Fotolive)
Brescia, 29 settembre 2015 - Ha scelto di non deporre Sergio Bagozzi, l’ex impiegato comunale di Vestone a processo in assise con l’accusa di avere lasciato morire di stenti l’anziana zia della quale era amministratore di sostegno e di essersi intascato 600mila euro con la complicità della moglie di Bagozzi e dell’ex genero. Ieri l’imputato, alla sbarra per abbandono e circonvenzione di incapace, morte come conseguenza di altro reato e riciclaggio, si è presentato in aula ma ha rinunciato all’interrogatorio. Ha invece rilasciato dichiarazioni spontanee il genero, coimputato con la suocera per riciclaggio: «Un giorno la zia Tullia mi disse se potevo portarla alla banca valsabbina di Storo perché intendeva farmi un regalo in denaro».
Era il luglio 2011. Tullia morì a 89 anni il 5 ottobre successivo, stando all’autopsia per disidratazione e denutrizione. A detta del genero, la munifica parente gli intestò un libretto di risparmi per 100mila euro e della medesima cifra sarebbe stata omaggiata pure moglie di Bagozzi. Per il pm Ambrogio Cassiani Bagozzi tra il 2009 e il 2011 avrebbe spolpato i conti delle vegliarde ziette con un patrimonio di quasi un milione – non solo Tullia: anche Lidia, 10 anni di più, sarebbe stata trascurata – facendo maneggi poco chiari. I funzionari della banca di Storo a fronte di operazioni a molti zeri chiamarono la finanza e l’indagine prese avvio.
Ieri in aula è stata la volta dei testi della difesa, con la colf e altri nipoti delle anziane, concordi nel dipingere le cartolaie in pensione come persone riservate, che non uscivano mai da casa, parsimoniose al limite dell’avarizia: «Mi dissero che nel testamento avrebbero agevolato Sergio per il quale avevano una preferenza perché le aveva seguite di più – ha raccontato un nipote che le vedeva occasionalmente –. A me non hanno mai regalato nulla, anzi mi seguivano se mi spostavo in casa, forse temevano rubassi». A eccezione di qualche banconota allungata per le ricorrenze, le nonnine non erano mai state generose nemmeno con la figlia dell’imputato, esclusa della presunta donazione all’ex marito. «Il mio ex faceva riparazioni in casa, tagliava l’erba, si fidavano di lui – ha raccontato la donna - Quanto a mio padre, è stato nominato amministratore di sostegno perché loro rifiutavano la casa di riposo e volevano solo lui».