
Il tribunale di Brescia
Brescia, 16 dicembre 2020 - Nel 2016 era stato condannato a tre anni e nove mesi per avere palpeggiato nelle parti intime quattro bambine, ma la sentenza era stata annullata per un vizio di forma dalla Corte d’appello. Ieri per un edicolante di Brescia, un 73enne accusato di violenza sessuale aggravata dall’età delle vittime, si è aperto il processo di primo grado bis. I fatti sono sempre quelli e risalgono al 14 settembre 2012. L’imputato, proprietario con il figlio di un’edicola nella prima periferia est di Brescia, stando alla ricostruzione del pm di allora, Leonardo Lesti, dopo averle attirate in negozio avrebbe allungato più volte le mani su tre sorelline e un’amica che all’epoca avevano tra gli 8 e i 12 anni. In particolare la più piccola avrebbe ricevuto il trattamento più molesto, palpeggiamenti sotto le mutandine. La storia venne alla luce per la denuncia della sorella più grande.
Quel giorno le bimbe, originarie del Kosovo e dell’Albania ma nate in Italia, pare si fossero recate come facevano spesso all’edicola a cinquanta metri da casa per comprare caramelle, pennarelli e figurine. L’edicolante avrebbe invitato il gruppetto dietro il bancone, permettendo di giocare con la cassa e emettere scontrini con il suo aiuto. E tra uno scherzo e l’altro avrebbe dato una toccatina tra le gambe e sul petto a ognuna, apostrofandole con l’epiteto "lazzarona". La scena apparve anomala alla dodicenne, la quale corse a parlarne con la madre da cui poi partì la chiamata ai carabinieri. Ascoltate dai militari, le bambine confermarono il palpeggiamento, non un episodio isolato. I racconti furono ripetuti in sede di incidente probatorio nel 2013. Ieri davanti ai giudici presieduti da Maria Chiara Minazzato il processo è entrato nel vivo con l’escussione dei testi del pm Antonio Bassolino: le mamme delle bambine e il brigadiere dei carabinieri che condusse le indagini. Sentito anche il primo teste della difesa, un’amica dell’edicolante quel giorno in negozio. Stando a quest’ultima, il commerciante non avrebbe fatto nulla di male se non scacciare le bambine sorprese a rubare. In aula l’imputato: "Non è vero che venivano spesso. Erano ladre, ogni tanto rubavano. Una volta mi avevano chiesto 500 euro per fare cose all’insaputa delle madri ma io mi ero rifiutato. Si sono inventate questa storia per vendetta". Si continua il 23 febbraio.