Montichiari, farmaci letali a pazienti Covid: assolto anche in appello il primario Carlo Mosca

Confermata la sentenza di primo grado per il dottore accusato da due infermieri

Il dottor Carlo Mosca fuori dal tribunale di Brescia

Il dottor Carlo Mosca fuori dal tribunale di Brescia

Brescia – Arriva una seconda assoluzione, in Appello, per il dottor Carlo Mosca. Il primario reggente del pronto soccorso di Montichiari era finito alla sbarra, dopo l’arresto nel 2021, con l’accusa di aver aver ucciso due pazienti Covid iniettando loro farmaci incompatibili con la vita. La Corte d'assise d'appello di Brescia, invece, ha confermato quanto deciso in primo grado e ha mandato assolto il medico 50enne, originario di Cremona, che ha sempre respinto con forza le accuse mossegli da due infermieri, che ora, dopo la trasmissione degli atti in Procura, sono indagati per calunnia.

La vicenda

Mosca era accusato di aver somministrato farmaci letali a due pazienti affetti da Covid che sono deceduti a metà marzo del 2020, nella fase più acuta della pandemia che ha interessato la provincia di Brescia. Una vittima aveva 61 anni, morto il 20 marzo, e l'altra 80, deceduto il 22 marzo. I farmaci, Propofol e Sucinilcolina, hanno sono farmaci a effetto anestetico e bloccante neuromuscolare e solitamente si usano nella fase immediatamente precedente alla sedazione e all'intubazione del paziente, intubazione che, nel caso dei due pazienti poi deceduti, non era avvenuta. Mosca ha sempre negato di aver iniettato questi farmaci, cosa di cui invece lo accusavano due infermieri. 

La prima assoluzione

Nel luglio dell’anno scorso la corte d’assise lo ha assolto perché "il fatto non sussiste" e ha disposto l’immediata cessazione della misura degli arresti domiciliari, dove si trovava dal 25 gennaio del 2021. Mosca ha sempre parlato di complotto: "Io non ho somministrato il Propofol. Qualcuno ha voluto farmi del male e può averlo iniettato a paziente già morto". Per la difesa del medico si sarebbe trattato di "prove costruite. A partire dalla chat tra gli infermieri che si scambiano una foto con fiale di farmaci gettate in un cestino".