B.RAS.
Cronaca

"Fa combattere i Dogo". Ma è condannato per maltrattamenti

Un allevatore se la cava con 5mila euro di multa

Dogo argentino (foto di archivio)

Manerba - (Brescia) - Assolto dall’accusa di avere addestrato i suoi cani per farli combattere, ma condannato - al pagamento di cinquemila euro di multa - per averli maltrattati. Questa la sentenza emessa nei giorni scorsi da Maria Chiara Minazzato al termine del processo di 1° grado nei confronti di un quarantenne di Manerba. L’uomo era stato arrestato in flagranza nel giugno 2017 per maltrattamenti alla compagna, e in quella circostanza i carabinieri gli trovarono a casa alcuni cani di razza Dogo argentino con orecchie tagliate e inquietanti ferite sul corpo. Cani che, stando agli investigatori, il proprietario non aveva esitato a scagliare contro di loro.

Le bestie furono sequestrate dai forestali, ne nacque un’indagine parallela. Stando all’accusa originaria quegli animali venivano allevati per essere mandati sul ring a lottare clandestinamente contro altri animali, l’imputato allevava i molossoidi per farli combattere fino a dissanguarsi contro altre bestie, tra cui cinghiali, dei quali teneva qualche cucciolo per organizzare lotte a comando. Per rendere i cani più feroci, tagliava loro preventivamente le orecchie e li sottoponeva a trattamenti privativi. Un veterinario in indagine scoprì sul corpo di un Dogo ferito lesioni ritenute compatibili con lo scontro con un ungulato. In aula l’allevatore ha negato le accuse: "Tutti i miei cani sono socializzati, sono stati geneticamente selezionati per la caccia, non per combattere. Qualcuno li usa per le lotte, ma non era il mio caso. I miei animali non hanno nessuna cattiveria o aggressività verso l’uomo, su Youtube li si può vedere giocare con 20 bambini insieme". E le lesioni riscontrate su alcuni esemplari? "Può capitare che qualche maschio alfa o femmina alfa si aggrediscano tra loro, ma i combattimenti non c’entrano, men che meno con i cinghiali". Al termine la Procura ha ritenuto vi fossero sufficienti elementi per chiedere la condanna per il reato di maltrattamenti, ma non abbastanza per l’altra imputazione, quella dell’addestramento di cani per combattere. E il giudice si è allineato.