Delitto Bozzoli: "La fattura in auto è stata la scintilla"

Testimoniano gli investigatori: il processo entra nel vivo

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E’ entrata nel cuore del mistero della scomparsa di Mario Bozzoli la terza udienza del processo per Giacomo, imputato dell’omicidio e della distruzione del cadavere dello zio, che sparì dalla fabbrica di Marcheno la sera dell’8 ottobre 2015. In Assise - presente l’imputato, assenti i parenti dell’imprenditore - hanno preso la parola i militari della compagnia di Gardone, del Ros e della Finanza che condussero gli accertamenti su telecamere, conti correnti, perquisizioni, intercettazioni. Perché l’accusa, sostenuta dal pg Marco Martani e dall’aggiunto Silvio Bonfigli, è certa che il movente del delitto sia l’aspro dissidio per questioni economiche.

"La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la falsa denuncia per l’incidente ai forni e quella fattura trovata nella Bmw di Mario" ha detto Bonfigli. Il riferimento è a una fattura di 43.900 euro emessa nell’estate 2015 da Termoelettrica lombarda alla Bozzoli srl per la riparazione dei forni di Marcheno dopo un presunto scoppio della notte del 25 luglio. A consegnarla agli investigatori, Irene Zubani, la moglie di Mario, preoccupato che i lavori per la ditta del fratello fossero finanziati dalla fonderia: "Alla Termoelettrica dissero che l’oggetto fu indicato loro da Adelio, ma i lavori furono in realtà eseguiti in gran parte presso la Ifib di Bedizzole (l’azienda di rottami aperta dal fratello di Mario e dai nipoti, ndr) – ha dichiarato il colonnello della Finanza Romilda Dima – Nella denuncia si parlava di pronto intervento di una squadra di operai, ma nessuno in base al foglio dei turni pareva presente. Pensammo a un falso".

Al centro dell’udienza anche le telecamere: "Dopo il sequestro del server della fonderia, il 13 ottobre ne fu installato uno nuovo – ha detto il luogotenente dell’Arma Salvatore Rossitti, all’epoca a Gardone – Tre su otto furono posizionate in punti diversi rispetto alla sera della scomparsa". I codici per manovrarle con il joystick furono consegnati dall’installatore a Giacomo, Alex e Adelio. E l’ex comandante del Ros colonnello Anacleto Comincini: "L’omicidio per noi è stato compiuto tra le 19,13 e le 19,24".

Beatrice Raspa