BEATRICE RASPA
Cronaca

Farmaci letali, il primario nega: "Non ho mai fatto quelle iniezioni"

Montichiari, il medico accusato di aver ucciso due pazienti è "stupito" ma convinto di poter dimostrare la sua innocenza

Il primario Carlo Mosca ai domiciliari

Il primario Carlo Mosca ai domiciliari

Montichiari (Brescia), 27 gennaio 2021 - «Stupito , rammaricato, ma anche sereno perché potrà dimostrare la propria innocenza". Carlo Mosca , il 47enne primario del pronto soccorso dell’ospedale di Montichiari, dall’altro ieri agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Mantova per l’omicidio pluriaggravato di due pazienti e la falsificazione delle loro cartelle cliniche, attende di incontrare il gip, Angela Corvi, che ha firmato la misura cautelare. L’interrogatorio di garanzia sarà venerdì. «Il dottore non vede l’ora di poter spiegare – spiega l’avvocato Michele Bontempi, che lo assiste con la collega Elena Frigo – Quelle somministrazioni di farmaci lui non le ha mai fatte, ha gli strumenti e la preparazione per dimostrarlo". Ma il Nas e i pm Federica Ceschi e Corinna Carrara, che addirittura sospettano la sua mano dietro la morte di quattro pazienti – uno però è stato cremato e non è stato possibile eseguire accertamenti, mentre per un altro il gip non ha ritenuto provato il nesso di causalità con le condotte di Mosca – non hanno dubbi: Natale Bassi, 61enne di Ghedi e Angelo Paletti, 79enne di Calvisano, sono deceduti il 20 e il 22 marzo 2020 in ospedale per iniezioni di succinilcolina e Propofol, "farmaci incompatibili con la vita in assenza di intubazione", scrive il gip, in grado di provocare gravi depressioni respitarie e soffocamento. E a iniettarli è stato il primario. Mosca non poteva non sapere che la somministrazione equivaleva a provocare la morte.

I «gravi indizi» del dolo sono numerosi: non impartiva ordini ai medici di guardia ma agli infermieri "saltando la catena di comando e contando su una minor resistenza e ridotte conoscenze in farmacolgia", si legge nell’ordinanza; formulava richieste orali così da non lasciare tracce scritte; falsificava i referti per fare apparire i pazienti più gravi, senza registrare le somministrazioni dei due medicinali. E quando ha scoperto di essere indagato per omicidio, in occasione della riesumazione dei corpi, confidando a un collega forte preoccupazione si sarebbe tradito, per gli inquirenti rendendo una "confessione stragiudiziale". Non ha nemmeno preso provvedimenti contro un infermiere che si era rifiutato di somministrare le sostanze e con cui ha litigato. «É verosimile si sia determinato a uccidere poiché mosso dalla volontà non solo e non tanto di liberare posti letto, bensì risorse strumentali e ed energie fisiche ed emotive dei colleghi medici, degli infermieri e di tutti gli altri operatori di pronto soccorso... letteralmente assediato dalla pandemia". Non solo. Nei mesi scorsi Mosca avrebbe contattato il personale istigandolo a dichiarare il falso alla Procura e cercato di capire chi ha denunciato.