Coronavirus, il sindaco di Brescia: "Non abbiamo arginato i focolai"

L'analisi di Emilio Del Bono alla luce del boom di contagi che invece in Lombardia calano. E nella Bergamasca 1.800 pazienti sarebbero trentenni

Ieri mattina da Ponte San Pietro i mezzi militari hanno portato via 33 bare

Ieri mattina da Ponte San Pietro i mezzi militari hanno portato via 33 bare

Brescia, 25 marzo 2020 - «C’è il tema della medicina di territorio, che forse è stata la causa dell’esplosione in Lombardia: non siamo riusciti ad arginare i focolai, a introdurre zone rosse dove c’erano segnali, a fare i tamponi nelle famiglie che convivevano con positivi o in quarantena". Un’analisi a tutto campo quella del sindaco di Brescia Emilio Del Bono, alla luce della crescita in provincia di 588 casi registrata lunedì, in controtendenza rispetto alla Lombardia.

Ieri la situazione è rientrata, con una crescita di “solo“ +393 contagi, che porta i positivi nel Bresciano a quota 6.298 con oltre 900 decessi (circa 70 al giorno). L’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera ha annunciato che un drappello di medici sarà inviato a dare sostegno al personale bresciano; 8 respiratori sono stati donati agli ospedali da Camozzi Group. Da parte sua, Del Bono ha chiesto al collega tedesco di Darmastadt, città gemellata, di pubblicare una call per medici ed infermieri che possano venire a Brescia.

«Tante persone oggi – lo sfogo del vicesindaco Laura Castelletti – sono ammalate in casa, devono sapere cos’hanno e come sopravvivere, e se non vanno in ospedale devono essere seguite. Noi siamo in queste condizioni da settimane. I bresciani ci chiedono: perché non ci fanno tamponi? Perché in altre regioni le fanno? Hanno paura di morire a casa".

Niente tampone neanche per la cassiera dell’IperSimply, il cui decesso, avvenuto giovedì, è stato archiviato come arresto cardiaco con sospetto contagio Covid-19. Il supermercato di via Valle Camonica dovrebbe riaprire venerdì, senza i dipendenti che hanno avuto stretti contatti con la donna; tra i lavoratori però serpeggia l’idea di astenersi fino al 29, quando saranno passati 14 giorni dall’ultimo contatto.

Si continua invece a sperare a Bergamo, dove, pur nella drammaticità della situazione, l’aumento dei contagi resta stabile, +256, per un totale di 6.728 positivi. Secondo la Federazione dei medici di famiglia, tra i contagiati ci sono almeno 1.800 trentenni malati di polmonite da Covid. Sono 1.267 i decessi dall’inizio emergenza: ieri mattina da Ponte San Pietro i mezzi militari hanno portato via 33 bare destinate a Bologna.

Prosegue la gara di solidarietà: il Gruppo Sanpellegrino dona 250mila euro all’Ats di Bergamo, 10mila dpi e mascherine e la fornitura di acqua. Solidarietà anche dalla Germania, dove si aprono disponibilità ad accogliere pazienti italiani: due bergamaschi sono già stati trasferiti a Lipsia.