
Pietro e Maria insieme in un tenero abbraccio
Ghedi, 14 febbraio 2018 - «Noi due che facemmo invidia al mondo», cantava Claudio Baglioni. Un verso che torna in mente guardando gli occhi di Pietro Calvetti e Maria Valsecchi, che ancora brillano dopo 50 anni di matrimonio. Quando si conobbero erano giovanissimi. Lui, che ad aprile farà i 76 anni, portava in giro il pane per le cascine. Lei, classe 1945, lavorava in fabbrica, a Leno. Si conoscono, si innamorano e si sposano il 17 febbraio 1968, nella parrocchia di Leno, in una giornata gelida. «Dopo un pomeriggio passato a fare foto, il fotografo si accorse di non aver tolto il tappo dall’obbiettivo: tutto da rifare!», ricordano. Ma l’incidente deve aver potato fortuna. Dopo 50 anni, non solo sono ancora insieme, ma sono talmente uniti da aver deciso di risposarsi.
Sabato 17 riconvoleranno a nozze, nella Chiesa della campagna di Montichiari, rinnovando la loro promessa. Ci saranno i fiori, il bouquet per la sposa, una cinquantina di invitati, le bomboniere, il pranzo, i confetti. Tutto come 50 anni fa, o meglio, quasi tutto. «Nel frattempo, sono nati due figli, Elena e Giuseppe, ed un nipotino, Tommaso, la nostra grande gioia». E poi c’è il ‘terzo figlio’, il Calzificio PM (come Pietro e Maria, ma anche come Papà e Mamma), l’azienda che hanno tirato su insieme, lavorando di giorno e di notte (sconfessando chi proclama che lavorare insieme manda in crisi la coppia), e che tutt’oggi seguono con i figli, che con orgoglio e con lo stesso spirito di sacrificio seguono l’attività iniziata nel 1970. Le calze sono un po’ il simbolo della loro vita, del loro lavoro e delle loro fatiche, ma anche della loro unione. «Come un paio di calzini che si indossano solo in coppia, così la nostra vita non avrebbe avuto lo stesso valore se fossimo stati spaiati».
E siccome gli innamorati sono anche un po’ folli, è arrivata la decisione di rifare tutto, tornando all’altare per rinnovare le promesse nuziali e rifare lo scambio degli anelli. «Cinquant’anni fa – hanno scritto sul libretto per la chiesa – abbiamo iniziato il nostro cammino. Oggi siamo qui per rivivere quel giorno e ringraziare il Signore per la lunga vita concessaci». Un gesto che vuole essere non solo un ringraziamento, ma anche un esempio per le giovani coppie che non hanno il coraggio di prendere la responsabilità di un impegno tanto importante, o che, dopo averlo preso, mandano tutto a rotoli di fronte alle difficoltà.
«Il valore della famiglia – dicono a chi chiede loro qualche consiglio – deve essere una guida: dà forza per superare ogni cosa». Accanto a Maria, ci sarà il testimone di 50 anni fa. Quello di Pietro è venuto a mancare; questa volta ci sarà il fratello maggiore, 80 anni, scelto come testimonianza dell’importanza e della durevolezza dei legami famigliari. Se mezzo secolo fa sull’altare portavano la speranza di una vita insieme, questa volta potranno portare quello che hanno costruito. Nell’offertorio, porteranno alcuni dei simboli della loro vita. Offriranno un paio di calze, emblema della loro unione, ma anche una bottiglia di vino «perché il loro amore e la loro unione come un buon vino, acquisisce gusto e qualità con il passare degli anni». Ci sarà, inoltre, una chiave: «È la chiave del nostro cuore e della nostra dimora».