
Il palazzo di Giustizia di Brescia
Brescia, 29 marzo 2019 - All'anagrafe era registrata come maschio, eppure era femmina. E’ la storia di una leonessa che a lungo aveva girato l’Europa al seguito del circo di Armando Orfei con il passaporto sbagliato, scritto in slovacco. Una carta d’identità in cui lei in realtà figurava come lui. Un dettaglio veniale? No, perché al suo «padrone» Armando Orfei – omonimo di Moira per caso – era costato una grana giudiziaria, ossia una denuncia per importazione e detenzione illecita di animali protetti dalle convenzioni internazionali.
La vicenda però, approdata in questi giorni in tribunale, si è risolta per il meglio per tutti. Sotto processo in abbreviato, Orfei è stato assolto dall’accusa di essere un importatore illegale di leonesse per carenza dell’elemento soggettivo del reato. L’imputato ,si era difeso dicendo di non aver fatto tradurre i documenti dallo slovacco all’italiano e di non essersi mai accorto della svista e il giudice gli ha creduto, non ravvisando né dolo né colpa. La denuncia era scattata nell’estate 2017 dopo una serie di controlli di routine da parte della forestale nei circhi. Quello di Armando Orfei era stato passato ai “raggi x” durante una permanenza a Gavardo e la verifica aveva posto in luce le carte non in regola del presunto felino maschio, misteriosamente privo di criniera. L’indagine era sfociata anche in un sequestro dell’animale, rimasto a lungo in custodia del circo perché trovare un luogo in cui collocarlo in vista di un’eventuale confisca si era rivelato più arduo del previsto.
Del caso si era interessata la Lav, rappresentata dall’avvocato Vittorio Arena e parte civile a processo. Gli animalisti avevano trovato per la leonessa «clandestina» una struttura adatta. Ma il trasferimento non è servito: nessun maltrattamento è stato accertato a suo danno, la vicenda giudiziaria di Orfei si è conclusa appunto con un’assoluzione (chiesta anche dalla procura) e lei è rimasta al suo posto.