Farmaci letali ai pazienti Covid: ex primario resta ai domiciliari

Anche la Cassazione ha respinto il ricorso di Carlo Mosca, accusato di duplice omicidio pluriaggravato

Carlo Mosca

Carlo Mosca

Brescia - Per la terza volta i giudici hanno rigettato la sua istanza: niente revoca della misura cautelare. Questa volta è toccato alla Cassazione respingere il ricorso di Carlo Mosca, l’ex primario reggente del pronto soccorso dell’ospedale di Montichiari dallo scorso gennaio ai domiciliari per duplice omicidio pluriaggravato di due pazienti Covid e falsificazione delle cartelle cliniche. Dopo aver chiuso l’indagine, ora il pm Federica Ceschi è pronta a chiedere il rinvio a giudizio. Il 48medico cremonese, sospeso dall’Ordine dei medici di Brescia, per l’accusa nel pieno della prima ondata pandemica ha eseguito iniezioni letali a Carlo Bassi, 61enne di Ghedi, e ad Angelo Paletti, 79enne di Isorella, deceduti repentinamente il 20 e il 22 marzo 2020 dopo un presunto trattamento a base di succinilcolina e di Propofol. Farmaci mortali se non seguiti da contestuale intubazione, che per i due non era in programma. L’indagine partì sulla scorta dell’esposto di un infermiere, che riferì di litigi con il dirigente per essersi rifiutato di fare iniezioni fuori protocollo.

Agli atti c’è un concitato scambio Whatsapp tra gli addetti, in subbuglio per le presunte pratiche disinvolte del primario: "Ma anche a te Mosca ha chiesto di fare della succinilcolina e Propofol a pazienti che stanno morendo?", ha scritto uno di loro in un messaggio del 23 marzo, l’indomani della repentina morte di Paletti, inviando una foto di confezioni vuote dei medicinali incriminati scoperte nel cestino dei rifiuti. E ancora: "Io non ci sto a uccidere solo perché vuole liberare posti letto". Risposta di una collega: "Sono d’accordo, questo è pazzo". "Io quelle iniezioni non le ho mai fatte" si è difeso il professionista, che si è sempre dichiarato innocente e più volte ha dichiarato di non sapere come possano essere finiti quei medicinali nei due poveri pazienti. Laureato all’Università degli studi di Brescia, esperienza anche all’ospedale di Mantova, Mosca, che vive a Mantova, aveva sostenuto questa tesi sia davanti al gip, sia davanti al Riesame, dove aveva anche depositato una consulenza tossicologica per stigmatizzare le risultanze della Procura. L’ex primario ha sempre rigettato pure la falsificazione delle cartelle.