Caffaro, parte l’iter della bonifica Una lunga attesa durata 21 anni

Anche se i primi cantieri si vedranno nel 2023, già da inizio febbraio si metterà in moto la procedura. E porterà ad avviare finalmente i lavori di messa in sicurezza e recupero del sito industriale

di Federica Pacella

I primi cantieri si vedranno nel 2023, ma già dai primi giorni di febbraio si metterà in moto la procedura che porterà ad avviare finalmente i lavori di messa in sicurezza e bonifica nel sito industriale di Caffaro. Un passo che Brescia aspetta da 21 anni: era il 2001, infatti, quando venne alla luce il disastroso inquinamento da Pcb e diossine, oltre a cromo e metalli pesanti, nell’area di via Milano dove Caffaro, parte del gruppo Snia, ha prodotto Pcb dal 1938 al 1984 (era l’unico produttore italiano). "Il decreto di approvazione del progetto definitivo per il sito industriale è un passaggio chiave", lo ha definito l’assessore comunale all’Ambiente Miriam Cominelli. I tempi, illustrati in Loggia dal commissario straordinario Mario Nova, prevedono che il 2022 sia dedicato alla gara europea da 70,4 milioni già finanziati dal Ministero. I primi cantieri si vedranno nel 2023 mentre la chiusura è prevista per il 2028, al netto di possibili ritardi legati a ricorsi nella gara e interventi aggiuntivi che potrebbero rendersi necessari quando si smantelleranno edifici e impianti del sito. Nel frattempo, in parallelo fra due settimane Caffaro Brescia (società che non c’entra con quella dell’inquinamento storico) avvierà i lavori per la nuova barriera idraulica. "Sarà poi necessario reperire ulteriori risorse, per accompagnare l’opera di risanamento ambientale anche con operazioni di riqualificazione territoriale più ampia del sito industriale e del Sin nel suo insieme", ha spiegato Nova, con riferimento alle aree private. "L’Amministrazione è disponibile - ha risposto il dirigente del ministero dell’Ambiente Giuseppe Lo Presti- se la Regione proporrà ulteriori necessità anche nel sito Caffaro, non saranno trascurate". Ulteriori risorse potrebbero arrivare dai privati. Il 28 ottobre scorso, infatti, la Corte d’Appello di Milano ha condannato la multinazionale Livanova Plc (nata nel 2004 dal Gruppo Snia) a rimborsare allo Stato oltre 453 milioni di euro per sanare il danno ambientale causato nei tre Sin Caffaro di Brescia (250 milioni), Colleferro e Torviscosa.

"Si è finalmente riconosciuto il principio che non è possibile che il privato inquina e il pubblico deve pagare", ha sottolineato l’assessore regionale all’Ambiente Raffaele Cattaneo. La sentenza è stata appellata in Cassazione, con richiesta sulla sospensiva. In base a come si pronuncerà la Cassazione, si deciderà per l’esecuzione forzata. Quando la bonifica sarà completata, il Comune ha già definito che l’ex sito industriale debba diventare un parco pubblico. "Restituiamo alla città ciò che 100 anni di industrializzazione hanno tolto - ha commentato il sindaco Emilio Del Bono - ci sembra un messaggio forte: non tutto ciò che era insediamento industriale deve rimanere tale".