Caccia, segnali di declino La causa animalista detta nuove regole "Ma i giovani ci sono"

di Federica Pacella

Il ricambio generazionale c’è, ma i numeri annuali delle nuove licenze non riescono a superare quelli di chi smette. Così anche una provincia dove la caccia è stata a lungo una vocazione, tramandata di generazione in generazione, non può che constatare una continua riduzione di doppiette. Un calo che è costante: nel 2013 erano circa 25mila, nel 2018 si era arrivati a 22mila (un terzo dei 62mila lombardi), mentre nel 2022 se ne contano poco più di 19mila, circa 6mila in meno in 10 anni.

"I giovani ci sono – spiega Marco Bruni, presidente Federcaccia Brescia, che raccoglie circa 10mila iscritti – ma ogni anno a fronte di 200-300 nuove licenze, ci sono 600 persone che smettono. Le zone di montagna sono quelle in cui i giovani si avvicinano di più a questo mondo, rispetto alla pianura. Ci sono nuove licenze tra pensionati".

Sono tanti i fattori che possono spiegare il calo delle doppiette. Pesa l’eredità della crisi economica del 2012-2013, biennio in cui si sono persi 2mila iscritti, che, probabilmente, non hanno potuto permettersi il lusso di un’attività superflua, come rilevava la relazione dello stesso presidente di Federcaccia. C’è poi una mutata sensibilità da parte dell’opinione pubblica, soprattutto dei giovani, più sensibili al benessere animale. Non depongono a favore dell’attività venatoria i casi di bracconaggio, per i quali Brescia finisce spesso ai primi posti per illeciti contro la fauna in report ambientali (come quelli di Legambiente): solo nei giorni scorsi, nell’ambito dell’operazione Pettirosso 2022 dei Carabinieri Forestali del reparto Soarda anti-bracconaggio, sono state denunciate 141 persone in Lombardia, di cui 122 nel Bresciano. E poi ci sono le tante regole, che, secondo i cacciatori, limitano l’attività venatoria. Vincoli che, invece, non sono mai troppi per chi la caccia vuole abolirla, a partire dalla Lac, che annualmente fa le pulci ai provvedimenti di Regione Lombardia (spesso contestata dagli stessi cacciatori, per ‘sviste’ che portano poi all’accoglimento dei ricorsi in tribunale).

Quest’anno, ad esempio, la Lega per l’abolizione della caccia ha provato a fermare la stagione venatoria chiedendo una sospensione per ragioni legate alla siccità (ricorso poi ritirato). "Ormai siamo abituati ai ricorsi – sottolinea Broni - ci sono praticamente ogni anno". Quanto ai controlli, il mondo venatorio ritiene che ci sia un ‘accanimento’: lo scorso anno, un migliaio di cacciatori bresciani erano arrivati a manifestare contro la ‘sproporzione’ tra le attività ispettive condotte da Forestali con nutrite schiere di volontari, e le fattispecie di reato ricercate.