
La Questura di Brescia
Brescia, 9 maggio 2015- Più di 15mila i giovani tra gli 11 e i 17 anni intervistati. Il 33% di questi ha ammesso di essere stato vittima di episodi di bullismo e cyberbullismo. Di questi, due su cinque hanno un’età tra i 14 e i 17 anni. È quanto emerge da una ricerca svolta dalla questura di Brescia tramite un sondaggio anonimo a cui i ragazzi hanno risposto attraverso il sito internet Skuola.net. Un terzo degli episodi vedrebbe poi indossare i panni del bullo una ragazza. "Sono però altri i numeri che devono far riflettere - osserva il vicequestore vicario Emanuele Ricifari, commentando i risultati –. Le vittime di bullismo nel 32% dei casi non hanno parlato dell’episodio con qualcuno. E il 21% ha preferito non denunciare l’episodio perché crede che farlo non servirebbe a nulla". Il 77% dei ragazzi che hanno risposto al questionario hanno ammesso di aver assistito a episodi di bullismo. "Solo uno su quattro però ha denunciato quanto è accaduto – ricorda Ricifari –. Anche in questo caso le motivazioni dimostrano quanto sia grave l’emergenza educativa anche in una realtà come Brescia. Il 44% dei ragazzi intervistati ha infatti ammesso di non aver detto nulla perché preferisce farsi gli affari propri".
Il bullismo non è solo nelle classi, corre anche in rete. Per sensibilizzare i più giovani, ma anche insegnanti e genitori, sui rischi legati ad un utilizzo troppo spensierato di internet, martedì in piazza Paolo VI, a Brescia, farà tappa "Vita da social" il progetto di sensibilizzazione all’utilizzo dei social network della polizia di Stato che oltre alla Leonessa ha toccato e toccherà altre 54 città italiane. "Dalle 9 alle 18 - spiega Domenico Geracitano, collaboratore tecnico della polizia alla questura di Brescia e ideatore del progetto «Diario per una vita migliore» - il truck simbolo del progetto sarà aperto alle scuole e a tutti quanti vogliono avere informazioni utili per difendere i figli e in generale i più piccoli dalle trappole di internet. Con una maggiore educazione all’utilizzo dei social network, la stragrande maggioranza dei reati connessi a questi strumenti non esisterebbe. Purtroppo i genitori spesso regalano smartphone, tablet e computer ai propri figli senza però insegnare loro come utilizzarli".