Brescia, senza diritti un minore su quattro

Nati e cresciuti in città dove frequentano regolarmente le scuole, 8.548 ragazzi di origine straniera non hanno cittadinanza

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di Federica Pacella

Nati e cresciuti a Brescia, dove frequentano regolarmente le scuole, ma senza i diritti di cittadinanza perché provenienti da una famiglia straniera: una realtà che, a Brescia, riguarda quasi un minore su 4. Sono, infatti, 8548 i minori tra 0 e 17 anni di origine straniera nel capoluogo, con un’incidenza di quasi il 25% (la media nazionale è del 10%). La strada per la cittadinanza è lastricata di difficoltà tra criteri stringenti, difficoltà di reperire i documenti e tempi lunghi, frutto di una normativa che ha ormai 30 anni di età. Per questo la rete ‘Restiamo umani’ ha presentato la petizione per chiedere al Comune di prender posizione e chiedere al Governo di modificare la legge in modo da favorire la tutela dei diritti per chi nasce, studia e vive nel nostro Paese. Ieri c’è stato il primo passaggio formale in commissione Sicurezza, dove il dibattito non è entrato nel merito del tema, ma si concentrato sull’opportunità della petizione. Lega e Fratelli d’Italia, in particolare, hanno sottolineato la mancanza di competenze del Comune. "Non capisco se è una strumentalizzazione – commenta Mattia Margaroli (FdI) – ma è evidente che si vuole andare a parare su un dibattito politico". Davide Giori (Lega) ha evidenziato la rapidità con cui la petizione, protocollata a febbraio, sia già arrivata in commissione e ha contestato la vaghezza del contenuto, che non fa riferimento al meccanismo da adottare (ius soli, scholae). "Questo è un valore aggiunto – ribatte il presidente del Consiglio, Roberto Cammarata, che dovrà redigere la relazione di accompagnamento per la discussione in consiglio comunale – è una delicatezza che i cittadini hanno avuto verso l’autonomia del Comune". Per Donatella Albini (Sinistra a Brescia), "il Comune deve occuparsi del tema, perché questi sono nostri cittadini", mentre Andrea Curcio (Pd) sottolinea che "il Consiglio comunale non è una qualunque riunione di condominio che si occupa solo di problemi contingenti". Per la portavoce dei promotori, Siria Garattini, se è vero che la discussione in Parlamento sulla bozza di testo dell’onorevole Brescia per lo ius scholae è stata calendarizzata per il 24 giugno, è altrettanto vero che non è escluso che la proposta si areni.