Brescia, omicidio Bailo: 16 anni, rabbia della famiglia di Manuela

Fabrizio Pasini uccise l’amante e ne occultò il corpo, il giudice non riconosce la premeditazione. "Che messaggio passa così?"

Manuela Bailo

Manuela Bailo

Brescia, 29 febbraio 2020 - Incredulità, sconcerto, rabbia. Quando il gup Riccardo Moreschi ha pronunciato la sentenza nei confronti di Fabrizio Pasini, condannato a 16 anni per l’omicidio volontario e l’occultamento del cadavere di Manuela Bailo, i familiari della vittima non ci volevano credere. Sui volti di tutti è calata l’espressione dubbiosa di chi pensava di aver capito male. Poi, una volta realizzata la verità, Arianna, la sorella maggiore di Manuela, ha abbracciato Francesca, amica del cuore della vittima. "Bastardo, bastardo", hanno urlato le due in lacrime al 49enne di Ospitaletto che veniva tradotto velocemente dai carabinieri fuori dall’aula. Ammutoliti papà Elvio Bailo e mamma Patrizia, usciti dal tribunale sotto braccio dei loro avvocati Giulio Rota e Michele Radici. Il pm Francesco Carlo Milanesi, che contestava la premeditazione, aveva chiesto 30 anni. Il giudice ha escluso l’aggravante e con gli sconti per il rito abbreviato ha drasticamente ridotto la pena.

«È stato fatto un mero calcolo matematico – spiega l’avvocato Rota –. La famiglia Bailo ha ringraziato la Procura per il lavoro svolto, ma certo siamo rimasti delusi. La nostra speranza è che la sentenza venga impugnata. Per noi la premeditazione c’era. Molti elementi portano in questa direzione, a cominciare da alcuni messaggi minacciosi trovati nel cellulare di Pasini pochi giorni prima del delitto. In uno dice a Manuela che sta pensando a cose non belle per risolvere la tensione tra loro (l’imputato era sposato e con figli ma aveva stretto una storia triennale con la vittima, sua collega alla Uil, ndr ). In un altro invece Manuela fa un riferimento a una frase che evidentemente aveva sentito di persona, ovvero “volermi mettere sotto terra“".

Di avviso opposto la difesa, che aveva chiesto la riqualificazione in omicidio colposo o in subordine preterintenzionale, escludendo la premeditazione. "Questa sentenza è un primo risultato – commenta soddisfatto l’avvocato Pierpaolo Pettenadu –. Le chat hanno dimostrato che l’incontro tra Manuela e Pasini sabato 28 luglio 2018 fu improvvisato. Era lei che spingeva per trascorrere i fine settimana insieme. In tre anni, a parte due brevi convivenze, non ne erano stati organizzati più di tre. Anche in quel caso Pasini l’aveva riaccompagnata a casa venerdì a mezzanotte e il giorno seguente Manuela ha deciso in autonomia di portarsi il cambio per stare da lui".

Tra chi ha accolto la sentenza con perplessità c’è anche la Uil, parte civile con i familiari (il gup ha riconosciuto una provvisionale di centomila euro per ognuno dei genitori, cinquantamila per la sorella Arianna, altrettanti per il fratello Marco e diecimila per il sindacato). "Se la verità giudiziaria è questa la rispettiamo, ma ci aspettavamo qualcosa di congruo all’efferatezza del delitto – si stringe nelle spalle il referente provinciale Uil, Mario Bailo –. Non oso immaginare i pensieri di una donna al tempo dei femminicidi dopo l’esito di questo processo. Ci preoccupa il messaggio che passa alla società".