Brescia-Cremona, ora o mai più

Province e Comuni chiedono a Rfi di attivare l’accesso ai fondi Pnrr per il raddoppio dei binari

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di Federica Pacella

Forse non è corretto dire che il Pnrr sia l’ultima occasione per riuscire a concretizzare il raddoppio completo della ferrovia Brescia-Cremona, ma di certo è un’opportunità difficilmente replicabile. E quindi, se non ora quando? Lo chiedono le due Province, ma anche i Comuni lungo l’asse ferroviario, costretti a far fronte ai disagi generati dai flussi elevati sul Tpl, molto più gestibili se il trasporto su ferro funzionasse bene.

Il bacino di utenti potenzialmente interessati, secondo gli amministratori, è di 100mila persone, di cui oggi solo una parte usa il treno per gli spostamenti.

"La linea è stata tra le prime realizzate ai tempi dell’Unità d’Italia – ricorda Stefano Dotti, sindaco di Verolanuova – ha un solo binario, tranne che in corrispondenza delle stazioni. Così non è possibile dare un servizio adeguato ai passeggeri: da Pontevico a Brescia ci vogliono 40-45 minuti, sempre che il treno arrivi in orario". "I nostri ragazzi, i lavoratori, usano ormai il Tpl – aggiunge Alessandra Azzini, sindaco di Pontevico – che ha carichi molto importanti. Sarebbe utile a entrambi i capoluoghi riqualificare la ferrovia. Se ne parla da anni, speriamo sia il momento giusto".

Alcune proposte di intervento sono arrivate dallo studio “Il ruolo della ferrovia nella Lombardia orientale: linea Brescia-Cremona“ dell’ingegnere Aldo Molinari. Si potrebbe, innanzitutto, accelerare l’iter per il raddoppio dei due tratti, definite sature da Rfi-Rete ferroviaria italiana: Brescia-San Zeno, già progettato e finanziato, e Cremona-Olmeneta, per la quale c’è un primo stanziamento regionale di un milione. Andrebbe poi progettato il completamento del raddoppio della linea tra le stazioni intermedie (Bagnolo, Manerbio, Verolanuova, Pontevico) e aumentata velocità e frequenza dei treni, portando ad almeno uno ogni 30 minuti nelle ore di punta. Vanno quindi eliminati o ridotti i 35 passaggi a livello con soluzioni più sicure ed efficienti, come i sottopassi, e riqualificate le stazioni attualmente in stato di degrado.

Fatta l’infrastruttura, bisognerà introdurre treni tecnologicamente moderni, per rendere più attrattivo il trasporto su ferro, con un triplice beneficio in termini di riduzione del traffico, minore inquinamento e maggiore sicurezza. Quanto alla spesa, si ipotizza che potrebbe ammontare a 500 milioni per 50 km di tracciato: una cifra importante, per questo le istituzioni concordano nel chiedere a Rfi di attivarsi per accedere ai fondi del Pnrr. Entro massimo un mese si arriverà ad un protocollo d’intesa, che diventerà strumento di pressing perché prenda finalmente il via la riqualificazione dell’infrastruttura.