Brescia, Bozzoli e l’ipotesi del forno per farlo sparire. Nuovi test nella fonderia

L’imprenditore scomparso in azienda: la Corte ordina nuovi esami

Giacomo Bozzoli, imputato di omicidio

Giacomo Bozzoli, imputato di omicidio

Brescia - Fari puntati di nuovo sul forno della fonderia di Marcheno, da cui l’8 ottobre 2015 sparì uno dei titolari, Mario Bozzoli. La Corte d’Assise, davanti a cui si sta celebrando il processo al nipote, Giacomo, imputato di omicidio e distruzione del cadavere dello zio, ieri ha disposto una perizia. Obiettivo: capire quali reazioni provocherebbe il contatto tra un corpo e un bagno metallico fuso, quasi mille gradi, per valutare la compatibilità con l’ipotesi di un’eliminazione di Mario nel forno. Ipotesi scartata dai consulenti dell’accusa e della difesa, ma riportata in auge in linea teorica dall’esperto delle parti civili, Giorgio Portera.

Per avere risposte univoche i giudici - presidente, Roberto Spanò - il 19 gennaio incaricheranno Camilla Tettamanti, medico legale dell’Università di Genova. La decisione è arrivata dopo un’udienza dedicata testi della difesa, in particolare al chimico Giancarlo Farina, che lo scorso 15 dicembre in laboratorio ha tentato un esperimento in scala ridotta infilando in un fornetto "muffola", a 1.200-1.300 gradi, 5 grammi di carne di maiale, 5 di ossa e 5 di capelli. 

"Prima ho fuso 250 grammi di ottone e nel bagno ho infilato la capsula con la carne. Risultato: fumo nero, una fiammata libera e annerimento del forno anche all’esterno. Abbiamo dovuto pulire tutta la stanza dalla fuliggine e accendere le cappe per il fumo e l’odore immondo". La reazione per Farina sarebbe stata identica con un corpo di 90 chili nel forno della fonderia: "La vaporizzazione immediata dell’acqua avrebbe provocato un’esplosione. Posso firmarlo che in quel forno non è stato messo alcun corpo. In ogni caso, il capannone si sarebbe saturato di fumo nero, fuliggine e un odore che avrebbe impedito di respirare. Poi ci sono le ossa: di 14 chili di scheletro qualcosa avrebbe dovuto rimanere". Farina ha relazionato in aula anche sulle leghe metalliche della Bozzoli tentando di chiarire la logica del ritorno improvviso di Giacomo in azienda pochi minuti dopo l’uscita delle 19,33.

"Risponde a una logica di valorizzazione dei materiali in casa, di cui il rame è il più prezioso". Giacomo con dichiarazioni spontanee ha confermato: "Quella sera ho visto che avevo poco rame in casa, piuttosto di buttarlo nell’ottone, volevo valorizzarlo facendo il Bral che vale di più. Non c’erano ordini urgenti di Adv da smaltire". In aula ieri anche i curatori fallimentari della fonderia, tra cui Giovanni Rizzardi, secondo cui se l’attività non proseguì fu perché Irene, la moglie di Mario, fece ad Adelio una proposta irricevibile, imputando la vedova alla famiglia del cognato la scomparsa del marito. Il medico legale Giorgio Cavaliere ha invece ha detto la sua in merito all’omicidio di Mario, che l’accusa prospetta compiuto tra le 19,13 e le 19,24: "Per i tempi troppo ristretti escludo uno strangolamento o uno strozzamento. Dev’essere stato ucciso con un traumatismo, ma non con un colpo di pistola. Forse con una forte botta in testa, ma ci sarebbe dovuto essere sangue".