GIULIANA LORENZO
Cronaca

Monica Bergamelli e le Olimpiadi: “La nostra Alice D’Amato? A Brescia siamo una famiglia”

Il tecnico dell’Accademia: "Quanto lavoro e sacrifici dietro a questi risultati"

Bergamelli e le Olimpiadi:: "La nostra Alice D’Amato?. A Brescia siamo una famiglia"

Il tecnico dell’Accademia Monica Bergamelli

Fino all’avvento di Vanessa Ferrari, Monica Bergamelli era la ginnasta azzurra insieme a Miranda Cicognani, con più partecipazioni olimpiche (tre) e la prima ad aver portato il tricolore sul podio europeo . Oggi, la bergamasca è allenatrice all’Accademia Internazionale di Brescia e tecnico federale alla trave: a Parigi è stata lei a sorreggere Alice D’Amato quando si è lasciata andare a una gioia incontrollabile dopo aver vinto l’oro di specialità.

Alla trave si aspettava il piazzamento della D’Amato?

"Ero già contenta che ci fossero due ginnaste italiane in finale su otto. Le finali così secche rimettono in gioco tutto e sulla carta c’erano altre favorite. In generale, si gioca tutto sui decimi: basta un niente, anche uno sbilanciamento che si spreca il margine di vantaggio. Qualcuno ha sbagliato e sporcato un po’ di più. Alice è stata brava a rimanere concentrata e determinata fino alla fine.

È salita per sesta: uscito il suo punteggio era prima: era matematico che avesse vinto una medaglia.

Era già contenta così, tanto che si è messa subito la tuta, pronta per le premiazioni. Poi ha sbagliato l’americana: ci siamo guardate...era argento. Dopo è toccato alla Andrade, ha mancato qualcosa. Sono passati attimi che sono sembrati infiniti in attesa del punteggio. Non abbiamo realizzato subito: le tremavano le gambe, l’ho abbracciata e si è lasciata andare e poi abbiamo realizzato che pure Esposito era sul podio".

L’argento nella prova a squadre è il coronamento del lavoro di questi anni?

"Siamo riusciti a costruire un bel gruppo compatto e negli anni è emerso il lavoro. Tutto è nato dagli europei junior 2018 e abbiamo proseguito vincendo il titolo da senior e raccogliendo buoni piazzamenti ai Mondiali. A Tokyo per qualche decimo è arrivata la medaglia di bronzo e da lì abbiamo capito che si poteva puntare a un piazzamento di rilievo. A Parigi, ci credevamo, ma pensavamo a un bronzo, l’argento è stata una bella sorpesa".

Qual è il “segreto” dell’Accademia di Brescia?

"Le ragazze sono quasi come sorelle, ormai è anni che vivono insieme, condividono un po’ tutto, dal lavoro in palestra, alla vita fuori. Avere un gruppo in armonia, è già un grosso successo. Il lavoro in palestra è un tassello a cui si unisce la componente umana che ha contributo al successo".

Un termine per le ragazze?

"Difficile... dico che sono state tutte determinate, hanno avuto voglia di di lottare, di crederci, di provare a superare i propri limiti e cercare il risultato. Tutte loro hanno cercato di affrontare le loro paure. Credendoci insieme si sono fatte forza e quindi sono rimaste concentrate, determinate. Non basta solo la componente tecnica, molto dipende dal fattore emotivo e loro sono rimaste nel presente. A ridosso di una competizione è quasi più psicologico il lavoro, il resto lo costruisci prima".

Come è cambiata la ginnastica?

"Intanto, ogni quadriennio cambia il codice dei punteggi: ho incominciato a fare le prime gare quando c’era il tetto del 10. Oggi, per il pubblico, secondo me, non è facilissimo capire la costruzione degli esercizi, il valore, i punteggi finali. Negli anni sono mutate le attrezzature e al corpo libero si spinge di più. Al volteggio, saltavo ancora con il cavallo, adesso c’è una tavola, si è evoluto un po’ tutto".

Essere stata una ginnasta l’aiuta nel rapporto con le ginnaste?

"Secondo me sì: ho il mio ruolo, ma posso capire alcune loro problematiche. Ci confrontiamo e posso condividere la mia esperienza, si ha una visione più ampia".

A Brescia, verrà costruita una cittadella sportiva , con una nuova palestra: finalmente una struttura adeguata...

"È un passo importante. Nel 2007 è arrivata la struttura dove si allenano adesso, post vittoria di Vanessa Ferrari al Mondiale e già quello era stato un grande salto. Adesso attendiamo e speriamo in quest’altro salto, sperando si possa costruire qualcosa in più".