Brescia, batterio killer: muore neonato. Dolore e sgomento agli Spedali Civili

Amarezza per la morte del bimbo. Ma “regge” la fiducia

Spedali Civili di Brescia

Spedali Civili di Brescia

Brescia, 14 agosto 2018 - Volti mesti, passo veloce, voce appena percepibile che ripete un convenzionale «non abbiamo nulla da dire». Tra gli operatori degli Spedali Civili, tornati al lavoro dopo la tragedia del bimbo morto a causa del batterio Serratiamarcescens, c’è tristezza per quanto accaduto, e amarezza per vedere, ancora una volta, l’ospedale sulle pagine della cronaca nera e giudiziaria. Sulla vicenda, che ha portato a chiudere il reparto di terapia intensiva neonatale per completare la bonifica dal batterio che ha infettato 10 bambini, la Procura ha aperto un’inchiesta, iscrivendo l’equipe medica nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo. UN ATTO DOVUTO, ma dopo la vicenda Stamina, qualunque cosa succeda agli Spedali Civili assume i connotati di una possibile minaccia per il prestigio dell’azienda ospedaliera.

«E’ una realtà con tante eccellenze – commenta un infermiere, che preferisce restare anonimo – ma continuare a finire sui giornali per vicende negative non rafforzala fiducia delle persone. Di sicuro, chi deve decidere, in queste settimane, la struttura a cui affidarsi per partorire, si guarderà in giro prima di scegliere noi». Il caso specifico ha già creato qualche preoccupazione tra i pazienti degenti. «Quando si è diffusa la notizia – racconta un’addetta alle pulizie – ho sentito diversi ricoverati chiedere se ci fosse pericolo anche per gli altri reparti». Fuori dalle mura del Civile, i bresciani sembrano comunque riconfermare la consueta fiducia nell’ospedale. «Purtroppo queste cose accadono – commenta Andrea De Luca – e dispiace tantissimo per i bambini. Abbiamo due figli, non possiamo neanche immaginare il dolore per la coppia del piccolo che non ce l’ha fatta. Penso che comunque questo sia uno dei migliori ospedali, mia moglie ha partorito qui, non avremmo dubbi nel ritornarci per un terzo parto». In un’epoca in cui la scienza e le tecnologie sembrano abbattere ogni limite, resta la sensazione di impotenza nel doversi arrendere davanti ad un batterio invisibile a occhio nudo e sconosciuto ai più fino a qualche giorno fa. «E’ incredibile pensare che non si sia potuto fermare – spiega Anna Balzotti – è una cosa che fa paura. E’ vero che gli altri piccoli stanno bene e sono in via di guarigione, ma comunque un bambino è morto, e questa è una tragedia che non si può cancellare». C’è, invece, chi si chiede se non si sarebbe potuto fare qualcosa di più. «In termini di prevenzione – aggiunge Mauro Greco – mi domando se sia stato fatto tutto il possibile per evitare il contagio.Mi auguro di sì: se così non fosse, chi ha sbagliato paghi».