Australia-Brescia senza prendere l’aereo, viaggio-impresa di Simone Curati: "In kayak sfidando i monsoni”

Il 33enne di Pralboino ha viaggiato in bus, con l’autostop o a piedi: "Ma non mi fermo"

Simone Curati

Simone Curati

«Mi chiamo Simone, sto cercando un passaggio verso l’Asia". Un messaggio, semplice, appiccicato alla bacheca di uno Yacht Club a Darwin, in Australia, in un giorno che per Simone Curati, 33enne bresciano di Pralboino, non era stato particolarmente felice. "Dovevo andare a lavorare su un peschereccio di gamberetti, ma all’ultimo momento mi hanno dato buca, mi hanno detto che non servivo più. Così sono rimasto a terra, senza lavoro, un po’ demoralizzato, e ho deciso di fare una passeggiata. Quando sono arrivato in questo Yacht Club, ho tentato la fortuna, che mi è stata amica: un avventuriero australiano ha letto il messaggio e mi ha detto che lui stava andando in Indonesia. Così mi sono imbarcato". È solo uno dei tanti episodi che hanno costellato il viaggio straordinario di Curati, dall’Australia a Pralboino senza prendere aerei, pagaiando con il kayak da Singapore a Bangkok, per 2.000 chilometri in mare fino con i monsoni.

Un viaggio incredibile, un percorso di crescita fatto per scoprire le proprie capacità e la bellezza del mondo. Curati in Australia era arrivato quattro anni fa, nel 2020. "Mi sono laureato in economia all’Università degli studi di Brescia, poi ho lavorato in una grossa azienda bresciana dove seguivo un progetto informatico. Però è arrivato un certo punto in cui volevo migliorare le mie competenze e così ho deciso di andare in Australia. Ho lavorato tanto, cambiando anche spesso lavoro, finché non mi sono stabilizzato in una miniera di marmo, come cavatore, nel deserto per un anno a mezzo. La città più vicina era a 100 chilometri. Alla fine ho detto basta e ho deciso di scoprire il mondo". Una scelta che si è tradotta nell’impresa di percorrere in kayak il fiume più lungo del continente australiano, il Murray, 2.800 chilometri. Un’impresa che è stata ripresa da giornali del posto, tanto che l’avventuriero che poi gli darà il passaggio dopo il messaggio allo Yacht Club lo conosceva per aver letto della sua avventura.

«Il kayak mi è piaciuto talmente tanto che ho deciso di riutilizzarlo questa volta in mare, lungo la costa tra Singapore e Bangkok. Ho conosciuto un paio di persone che l’avevano fatto, ma nessuno con i monsoni. Il vento soffiava forte, diventava anche pericoloso. Tutte le volte che mi fermavo, però, trovavo una grande accoglienza, grande ospitalità e gentilezza. Umanamente è stata un’esperienza eccezionale, se ripenso alle amicizie che sono nate e che ancora mi stanno accompagnando, ho il cuore pieno di emozioni. Sono grato alla vita per questo, nulla era dovuto, ed invece ho ricevuto molto".

Negli spostamenti di terra, Curati ha usato treni, autobus, autostop, macchine 4x4 e, dove possibile, i propri piedi. Fino a che, dopo un anno e mezzo di viaggio, è arrivato nella sua di terra, la provincia bresciana, ha ripreso il kajak ed è tornato a casa sul fiume Mella, fino a raggiungere prima il capoluogo, l’8 marzo (con foto di rito in piazza Loggia) e poi il suo paese, Pralboino, dove è stato accolto da una grande festa. Cosa resta di questa esperienza? "All’estero ho imparato anche a conoscere meglio il mio Paese. Rispetto all’Italia, ad esempio, ho apprezzato la meritocrazia che c’è in Australia. Qui devi sempre chiedere qualcosa, lì, se lo meriti, ti viene dato spontaneamente. D’altra parte, dell’Italia mi mancava il calore delle persone, che è difficile trovare altrove, anche se passando dall’Asia all’Europa ho percepito un’energia più negativa da noi, di grande preoccupazione".

Progetti futuri? "Mi piacerebbe fare qualcosa che sia la naturale prosecuzione di questo viaggio. Ora - rivela Scurati - cercherò di diventare istruttore di kayak e cercherò un lavoro che mi permetta di unire sport e lavoro valorizzando anche l’ambiente. Non se se qui o altrove". Il futuro non ha confini.