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"Aspetti che la febbre salga Così è morto mio padre..."

Il racconto di Salvatore, residente a Nembro: sto ancora aspettando una telefonata per un tampone, papà è deceduto dopo tre giorni di ricovero. È arrivato tardi .

"Aspetti che la febbre salga Così è morto mio padre..."

A distanza di tre anni, vivono ancora un senso di profonda ingiustizia i familiari delle vittime unitisi nell’associazione #Sereniesempreuniti. Come racconta Salvatore Mazzola che a Nembro gestisce un panificio. Suo padre Giuseppe, ex insegnante di educazione fisica, è morto a 81 anni, alle cliniche Gavazzeni di Bergamo, il 1 aprile 2020. "Eravamo nel pieno della pandemia – ricorda –. Quelle settimane in cui siamo stati abbandonati. Sto ancora aspettando una telefonata per un tampone. Quando, a inizio marzo, abbiamo chiesto “quanto dobbiamo preoccuparci?”, ci hanno risposto dal numero verde dell’Ats di aspettare che la febbre salisse a 39. Parliamo del call center che in piena pandemia chiudeva alle 18 in punto. Dopo dieci giorni la situazione è precipitata, mio padre è stato tre giorni in ospedale ed è morto. Era una di quelle persone che si potevano salvare, ma è stato curato troppo tardi. Pur essendo passati tre anni, la ferita è ancora aperta. Sono arrivate troppe archiviazioni in altre parti d’Italia, quindi diciamo un grosso grazie alla procura di Bergamo. La chiusura delle indagini è un primo passo importante".

Antonella Dell’Aquila e Cassandra Locati, quest’ultima sorella di uno dei legali che assistono l’associazione, hanno perso anch’essi uno dei genitori a causa del Covid. "Questa decisione della Procura non cancella le lacrime che abbiamo versato – sostengono –, ma onora la memoria di chi ha pagato in prima persona. Oggi finalmente qualcuno delle istituzioni sarà chiamato a rispondere delle sue responsabilità".

Michele Andreucci