FEDERICA PACELLA
Cronaca

Una sola certezza per l’ambiente: "Dannoso chiudere la terza linea Tu"

Brescia, l’ampliamento del teleriscaldamento porta benefici sugli inquinanti

L'inceneritore

Brescia, 9 gennaio 2018 - Nel futuro energetico di Brescia, la rete del teleriscaldamento sarà un tassello fondamentale, da ampliare. Lo studio che il Comune di Brescia ha commissionato a Gian Paolo Beretta, docente di fisica tecnica industriale dell’Università degli Studi di Brescia e a Stefano Consonni, ordinario di sistemi per l’energia e l’ambiente del Politecnico di Milano, lo dice chiaramente. «L’ampliamento della rete del teleriscaldamento – si legge – produce minor consumo di combustibile, minori emissioni di gas serra, minori emissioni di So2, NoX, polveri, oltre che maggiori flussi di cassa. Ciò conferma l’importanza della rete quale strumento per il virtuoso soddisfacimento dei fabbisogni termici dell’area urbana».

Oltre a Brescia, Concesio e Bovezzo, già collegati, sarebbero facilmente allacciabili anche Castel Mella, Collebeato, Flero, Rezzato, Roncadelle, San Zeno: l’ampliamento consentirebbe anche di compensare le perdite, che si attestano al 17,5% annuo. Alimentata da termoutilizzatore, centrale a carbone di via Lamarmora, centrale Nord, la rete attualmente copre il fabbisogno termico del 68% dei residenti nei tre Comuni allacciati e circa un terzo del fabbisogno energetico. Lo studio non lascia molti dubbi sulla possibilità di chiudere una linea del termoutilizzatore. L’impatto economico sarebbe elevatissimo (-35 milioni di euro di margine operativo lordo parziale) tra costi per smaltimento rifiuti, perdite nella vendita di elettricità e spese di combustibile. La riduzione di emissioni sarebbe marginale, anzi aumenterebbero i gas serra perché, per produrre energia e calore, bisognerebbe bruciare più combustibili fossili. Altro scenario indagato è quello della possibile integrazione del sistema esistente con un mix innovativo (solare termico, recupero di calore industriale, efficientamento del patrimonio edilizio dall’1 al 3% annuo). In questo caso, si ridurrebbero il consumo di combustibili fossili, ma ci sarebbe un leggero impatto sulle emissioni di gas serra. Inoltre, recupero di calore industriale e solare termico «forniscono un contributo limitato rispetto ai fabbisogni, ovvero tali fonti non possono essere considerate alternative a rifiuti e combustibili fossili». Sul fronte energetico-emissivo, il mix innovativo è interessante solo se combinato all’ampliamento della rete e alla chiusura della centrale di via Lamarmora.

Proprio quest’ultima eventualità costituisce l’ultimo scenario analizzato; ci sarebbero buoni risultati sul fronte ambientale, che si potrebbero ottenere anche riqualificandola. Tutto il lavoro passerà ora al vaglio della Commissione ambiente e dell’osservatorio sul Tu. «L’ambizione che abbiamo – spiega l’assessore all’ambiente Gianluigi Fondra – è di arrivare, per febbraio, ad una delibera di indirizzo unitaria, da proporre al Consiglio comunale». «Abbiamo commissionato lo studio – conclude il sindaco Emilio Del Bono – avendo in mente il superamento del modello attuale. Starà a noi fare poi le scelte».