
Daniel Fusari ed Eleonora Olivari con i piccoli gechi “leopardini”
Nave (Brescia), 31 gennaio 2018 - Si chiamano Thor, Ercole, Tempesta, Red, Dori. Sono circa sessanta, ognuno con un mantello diverso e un nome da super eroe. Curati e coccolati come si conviene ai beniamini di casa. Succede a Nave, dove una coppia di trentenni dirotta l’amore per gli animali su quattrozampe molto particolari: gechi. Per la precisione gechi leopardini, allevati tra le mura domestiche. Si arriva nell’appartamento di Eleonora Olivari, 32 anni, impiegata, e Daniel Fusari, 36, ex operaio al momento senza lavoro, pensando di trovarsi al cospetto di qualche simpatica lucertola rosa, di quelle diffuse nelle isole del Mediterraneo. Invece ci si imbatte in un esercito di coccodrilli in miniatura. Gialli, arancioni, ruggine, originari del Pakistan, India, Afghanistan. Innocui, ovviamente, ma che raggiungono i 22, 25 centimetri di lunghezza.
«Li teniamo qui - dicono Eleonora e Daniel mostrando l’anticamera adiacente alla loro stanza da letto tappezzata da una sfilza di teche e terrari - Per ora non abbiamo figli, questo spazio è tutto per loro». Il primo geco ha fatto ingresso in casa Fusari quattro anni fa. Un caso: «Un collega me ne aveva regalato uno. Io all’epoca ero tentato dall’allevamento di serpenti, ma Eleonora non voleva - scherza Daniel - Così ci siamo informati su questi rettili. I leopardini non sono protetti dal Cites perché non sono animali in via di estinzione. Non servono autorizzazioni, in più sono relativamente semplici da tenere. Così abbiamo iniziato a navigare in internet e abbiamo scoperto un mondo meraviglioso».
Nata la passione, il resto è venuto di conseguenza: «Ci siamo fatti arrivare dall’estero i primi esemplari. Appartengono alla stessa famiglia ma non ce n’è uno identico all’altro, ognuno ha un disegno proprio sulla schiena, con un colore unico - prosegue Daniel, arrotolandosi un coccodrillo mignon su una mano - Noi ormai li riconosciamo. Per questo hanno un nome». Una stanza è stata adibita a giardino con scatole di plastica attrezzate con tronchi cavi, sassi, erba, felci, tappeti riscaldanti, termostati e tane di sabbia dove le femmine possono sotterrare le uova. In ogni contenitore ci sono due o tre gechi, se femmine, o uno, se maschio. E poi ci sono le incubatrici. «Lì mettiamo le uova prima della schiusa. Mantenendole in incubazione sotto i 25 gradi nascono femmine di colori tenui, alzando la temperatura maschi di colori accesi».
Occuparsene è impegnativo. Le cose da fare sono molte. C’è da pensare all’acquisto del cibo vivo, terme, grilli e locuste che i Fusari allevano appositamente in un’altra stanza ad hoc per alimentare i loro amici, c’è da pensare alla pulizia quotidiana dei gechi, che cambiano pelle di continuo. «Andare in vacanza più di tre giorni è impossibile, non possiamo lasciarli soli» ammettono i due, che girano fiere specializzate e vendono ad appassionati tramite web. «In Italia il mercato è di nicchia, ma in Germania, Spagna e Usa diffuso». E ora coltivano l’idea di allargare “la famiglia”: «Se siamo fortunati con la nidiata del 2018 arriveranno un centinaio di nuovi piccoli». Siete ancora curiosi? www.edgecko.jimdo.com.