
Secondo l’analisi di Ats Brescia il fattore che maggiormente appare associato all’allattamento materno esclusivo è la cittadinanza
Arrivare al 50% di allattamento al seno esclusivo dei neonati a livello globale: questo l’obiettivo dell’OMS, rilanciato in occasione della settimana dell’allattamento che si tiene, quest’anno, dall’1 al 7 ottobre. A Brescia, l’ultimo rapporto dell’Ats guidata da Claudio Sileo aggiornato al 31 dicembre, evidenzia che, al momento delle dimissioni dopo il parto, il 55,2% delle mamme di cittadinanza italiana allattano al seno in modo esclusivo, percentuale che sale al 57,8% tra quelle straniere, a cui va aggiunto rispettivamente un 3% ed un 5,1% per cui l’allattamento al seno è predominante. Negli altri casi, ovvero un 40%, già al momento della dimissione dell’ospedale si avvale di alimentazione complementare o alimentazione esclusivamente con formula (11,5% tra le cittadine italiane, 4,2% tra le altre). Secondo l’analisi di Ats Brescia, il fattore che maggiormente appare associato all’allattamento materno esclusivo è la cittadinanza straniera della madre: 15% in più rispetto ai neonati da madre italiana. Spesso vi è la necessità di associare l’allattamento materno al latte formulato, soprattutto in caso di parto cesareo, basso peso alla nascita, parto plurimo, prematurità, gravidanza patologica. Anche lo stato di fumatrice della madre porta più spesso alla scelta di non allattare al seno. L’obiettivo è di aumentare la percentuale di chi allatta al seno in modo esclusivo o prevalente almeno per i primi 6 mesi di vita del bambino, quale fattore di salute: come dall’UNICEF, l’allattamento al seno è fattore essenziale di salute, "fondamentale per ridurre le diseguaglianze e proteggere il diritto di madri, bambine e bambini a sopravvivere e prosperare".