Il video di Alessandro Sandrini dall'inferno: "Aiuto, mi vogliono uccidere"

L'appello del padre del giovane bresciano: "Non lasciatelo morire"

Alessandro Sandrini

Alessandro Sandrini

Brescia, 2 agosto 2018 -  "Mi uccideranno se la cosa non si risolve in tempi rapidi. Non vedo futuro. Non so più cosa pensare". Poche parole pronunciate il 18 luglio davanti a una telecamera e a due uomini armati. Un documento apparso in queste ore sul web. Racconta l’odissea del bresciano Alessandro Sandrini, 33 anni, scomparso il 3 ottobre 2016 da Adana, in Turchia. Le immagini fanno pensare sia nelle mani di un gruppo terroristico in Siria. E ora il padre si dispera: "Nessun politico ci ha aiutato, ci sentiamo abbandonati», grida Gianfranco Sandrini. E ancora: «Mio figlio non può essere lasciato morire. L’Italia intervenga". Per la prima volta il giovane di Folzano di Brescia, sparito senza lasciare tracce, appare in un documento pubblico grazie al sito americano Siteinelgroup.com, appartenente alla società statunitense Site Intelligence Group, del Maryland, diretta da Rita Katz, che si occupa di monitorare le attività online delle organizzazioni jihadiste. Il Site, così è chiamato, è considerato la fonte più autorevole per valutare l’autenticità dei video di decapitazioni, esecuzioni, o altre forme di propaganda dell’Isis e di Al Qaeda. È una delle fonti privilegiate del governo americano. Nelle scorse ore il direttore di Site ha pubblicato due video. In uno è ritratto il giornalista giapponese Yasuda Jumpei, nell’altro appare il bresciano Sandrini, che indossa una tuta in stoffa sintetica color arancione, scelta per ricordare l’abbigliamento dei detenuti di Guantanamo, ed è ammanettato. L’altro ieri Rita Kats, irachena di origini ebree, ha pubblicato alcuni post. Nel primo parla di Sandrini e Jumpei, poi dice che non è chiaro quale sia il gruppo terroristico con cui si ha a che fare. I due sarebbero insieme e la loro vita, stando alle parole di Sandrini, sarebbe in concreto pericolo. "Sono Alessandro Sandrini dall’Italia – dice il 32enne – mi danno la possibilità di comunicare l’ultima volta. Chiedo all’Italia di aiutarmi, di chiudere questa situazione in tempi rapidi. È due anni che sono in carcere. Non ce la faccio più, sono stanco dentro». L’11 luglio un altro video sarebbe stato recapitato alla famiglia del ragazzo e sarebbe già nel fascicolo della procura di Roma. L’ipotesi è quella che al governo italiano sia stato chiesto un riscatto e che dietro al rapimento vi sia un gruppo che potrebbe aver legami con Al Qaeda, anche se Katz sottolinea che non ci sono loghi nelle immagini. Sandrini inizialmente sembrava essere letteralmente scomparso. Poi, in ottobre e dicembre del 2017 ha telefonato alla madre, spiegando di essere prigioniero e che lo Stato avrebbe dovuto pagarne il riscatto. "Il ministero degli Esteri – ha affermato ieri la Farnesina – sta seguendo il caso dall’inizio con la maggiore attenzione e il massimo riserbo, in stretto contatto con le famiglie".