L’agonia dei ghiacciai: abbraccio all’Adamello

In tanti alla prima della “Carovana“ di Legambiente con il Comitato Glaciologico: "La consapevolezza fra le persone insieme alla ricerca sono le uniche armi "

Un centinaio di persone sul ghiacciaio dell’Adamello per l’iniziativa

Un centinaio di persone sul ghiacciaio dell’Adamello per l’iniziativa

Brescia - Codice rosso per i ghiacciaialpini,termometro“ degli effetti dei cambiamenti climatici. Dalla piccola era glaciale terminata a fine dell’Ottocento, le temperature hanno ripreso a risalire, con un’accelerazione negli ultimi decenni impressa dall’inquinamento provocato dalle attività umane. I ghiacciai portano i segni più evidenti e preoccupanti di questo processo: come denunciato da Legambiente e dal Comitato Glaciologico Italiano, entro la fine del secolo la maggior parte di essi, secondo studi scientifici, potrebbe scomparire ed entro il 2050 quelli al di sotto dei 3.500 metri saranno destinati molto probabilmente alla stessa sorte, perché le temperature medie degli ultimi 15 anni non ne permettono la sopravvivenza. La buona notizia è che la sensibilità verso questo tema sta aumentando anche nell’opinione pubblica. Prova ne sono il centinaio di persone che ieri mattina hanno partecipato all’escursione sui ghiacciai dell’Adamello, tra Lombardia e Trentino, prima tappa della carovana dei ghiacciai promossa da Legambiente e Comitato Glaciologico, che proseguirà su altri ghiacciai alpini fino al 13 settembre.

"Siamo stati favorevolmente sorpresi dall’adesione – spiega Marco Giardino, segretario Comitato Glaciologico italiano – non era scontato: ciò vuol dire che i ghiacciai attraggono anche per gli aspetti più ambientali, perché le persone sono consapevoli del cambiamento climatico e sono interessate ad ascoltare quello che gli esperti hanno da dire". I dati del monitoraggio saranno diffusi oggi. Certo è che il ghiacciaio dell’Adamello (il più esteso in Italia con i sui 15 chilometr) non sfugge al fenomeno dello scioglimento (ablazione, causata dalle alte temperature). Non a caso qui, a luglio del 2019, su iniziativa dell’Università degli studi di Brescia, arrivarono rettori, prorettori e delegati di diverse università italiane per firmare la Carta dell’Adamello: un patto per combattere il riscaldamento globale in collaborazione con la società civile attraverso la formazione degli studenti e l’intensificazione di ricerche. In quell’occasione fu reso noto che, in Adamello, degli 800 milioni di metri cubi di ghiacciaio del 1990, dopo 30 anni ne sono rimasti la metà. Ma si può invertire la rotta? "Un cambiamento non solo è auspicabile, ma anche necessario – spiega Giardino al termine dell’escursione – perché le condizioni ambientali non peggiorino con trend così rapidi da metterci in difficoltà. La natura sopravviverà, ma noi siamo in pericolo. Bisogna darsi una mossa, perché la velocità di trasformazione attuale non ha pari nella storia del Pianeta".