
E poi c’è la partita del Bologna: bella e incompiuta. Una prestazione che ha comunque strappato un mezzo sorriso a Mihajlovic.
"A me è sembrata una gara equilibrata e mi è sembrato anche che il nostro pareggio sarebbe stato meritato – dice il tecnico rossoblù –. La differenza è che loro hanno sfruttato le loro occasioni, a differenza di quello che abbiamo fatto noi".
Un paio di spiegazioni ci sono: "Noi in attacco sbagliamo sempre la scelta dell’ultimo passaggio: o troppo corto o troppo lungo. In difesa, invece, continuiamo a pagare errori individuali: quando Muriel ha calciato nella nostra area ha goduto di troppo spazio".
Resta il fatto che "dopo la pesante sconfitta col Milan volevo vedere una reazione e quella reazione c’è stata".
Ergo: "Adesso si guarda avanti". Ma senza troppa gioia se è vero che a Sinisa sfugge: "Mancano ancora tre partite, speriamo che finisca in fretta...".
Forse perché cova la voglia di ripartire con una stagione nuova di zecca, se possibile non zavorrata dalla sua malattia e dagli effetti sul campionato del Coronavirus. Le parole di Mihajlovic sono un manifesto dell’anno che verrà: "Siamo una squadra con tanti giovani e dunque soggetta ad alti e bassi. Quanto ci ha messo l’Atalanta di Gasperini ad arrivare in Europa? Considerato che Gasperini è al suo quarto anno sulla panchina dei bergamaschi a me ne servono due-tre. Anche perché la stagione che si sta per concludere io non la conto proprio: con la mia malattia sono stato cinque mesi fuori uso".
Il futuro, allora. "Non posso chiedere alla mia società che spenda gli stessi soldi di Milan, Roma e Napoli – conclude Mihajlovic –. L’importante è crescere prendendo i giocatori che ci servono nei ruoli scoperti". In difesa, per esempio. O davanti, dove si punge poco. Nulla di nuovo sotto il sole.
m. v.