
Massimo Giuseppe Bossetti
Bergamo, 1 luglio 2014 - E' il direttore del Cescrin, il Centro Studi Investigazione Criminali, e in Italia è considerato uno dei massimi criminologi e profiler, esperto di profili di probabili colpevoli di delitti. Nella sua carriera Carmelo Lavorino si è occupato di circa 250 casi di omicidio, tra cui quello di Simonetta Cesaroni, quello di Cogne e quello del mostro di Firenze. Nel 2011, dopo il ritrovamento del cadavere di Yara Gambirasio, fu uno dei primi a tracciare l’identikit del suo presunto assassino. Lo abbiamo intervistato per capire meglio la personalità dell’assassino della 13enne di Brembate Sopra, che il pm Letizia Ruggeri indica nell’operaio bergamasco Massimo Giuseppe Bossetti."Prima di tutto, una premessa - sottolinea Lavorino -: bisogna attendere il processo prima di incriminare Bossetti. Lui si dichiara estraneo ai fatti e ha diritto alla presunzione d’innocenza. Una cosa però la dico: chi ha ucciso la ragazzina è un lupo travestito da agnello, una persona dalla doppia personalità". Professore, ci può ricordare il profilo che tracciò nel 2011? "Il profilo era basato sull’analisi approfondita di una miriade di dati, provenienti dalle scene, dai luoghi e dai percorsi del crimine, dalla vittima e dal cosiddetto modus operandi dell’assassino. Nel caso di Yara si tratta del classico soggetto insospettabile, affettuoso e premuroso padre di famiglia. Un predatore sessuale che, di fronte al rifiuto della ragazzina, ha perso il controllo e non l’ha ammazzata freddamente, bensì lo ha fatto in modo compulsivo, dopo averla colpita alla testa. Poi non ha atteso che Yara morisse, ma se n’è andato via lasciandola morire per il freddo e gli stenti ed è tornato in famiglia a recitare la parte del padre modello e a proteggere la famiglia. Questo si chiama fuga dalla realtà, dalle responsabilità e dalla crudeltà. Ha agito in modo calcolato, pianificato, organizzato". Cosa potrebbe avere spinto il killer ad uccidere Yara? "La storia è complessa: ha perso il controllo edè esplosa la sua rabbia distruttiva iniziata con il tentativo di stupro. Ha avuto il terrore di perdere la faccia, la stima sociale e la libertà, quindi ha ucciso per eliminare la vittima". E' credibile che i suoi familiari non si siano mai accorti di nulla? "In questi casi le mogli sono le ultime a sospettare situazioni del genere. Il killer sta molto attento a non far trapelare nulla della sua doppia personalità". Cosa ne pensa invece di Ester Arzuffi, la madre del presente assassino? Si ostina a negare la relazione con Giuseppe Guerinoni, dalla quale sarebbe nato Bossetti. "Secondo me la donna sapeva da anni di essere la madre di Ignoto 1. Ne deriva, che se Bossetti è l’assassino di Yara, quando la madre lo ha avvertito della verità su Ignoto 1, l’uomo si è attivato per distruggere ogni traccia del crimine per depistare maggiormente le indagini degli inquirenti". E adesso, professore? Come pensa che si svolgerà il processo a carico di Bossetti? "Ognuno giocherà le proprie carte: l’accusa dovrà dimostrare tutte le prove che contesta a Bossetti, mentre la difesa dovrà confutare e demolire in modo logico, scientico e organizzato l’impianto accusatorio. Un lavoro molto difficile".