
Yara Gambirasio e Massimo Bossetti
Bergamo, 25 settembre 2014 - Gli avvocati di Massimo Bossetti, arrestato il 16 giugno scorso per l'omicidio di Yara Gambirasio, nel ricorso al tribunale della libertà di Brescia per chiedere la scarcerazione del muratore di Mapello hanno sottolineato vari aspetti che, a loro avviso, "non sono stati presi in considerazione dal gip di Bergamo nel respingere la loro prima istanza". Gli avvocati Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni ritengono che debba essere discusso l'elemento del Dna trovato sul corpo della ragazza e attribuito a Bossetti, dal momento che "è lo stesso Ris a dare atto di una situazione oggettivamente deteriorata". "Senza voler mettere in dubbio la riconosciuta professionalità del Ris - hanno spiegato - è questo un elemento che va affrontato in contraddittorio per fugare i dubbi".
Altro elemento è quel documento riservato 'Vodafone' che dimostra come l'ultima cella telefonica agganciata dal telefonino di Yara sia stata quella di Brembate e non quella di Mapello (paese in cui abita il muratore), come si era sempre creduto prima. I legali hanno anche sottolineato come tra il momento in cui il telefonino di Bossetti aggancia la cella di Mapello e quello in cui il cellulare di Yara non dà più segni di attività, intercorre un'ora e 10 minuti. "Potenzialmente - hanno concluso i legali - Bossetti sarebbe potuto essere in qualsiasi altro luogo".