REDAZIONE BERGAMO

Università, inaugurato il nuovo anno accademico. Sant’Agostino torna a vivere

Il rettore Paleari: «Il Paese non dimentichi i giovani» di Alessandro Borelli

Bergamo, inaugurato il nuovo anno accademico

Bergamo, 22 settembre 2015 - Una giornata destinata a rimanere a lungo nella memoria della città, quella che ha segnato ieri l’inaugurazione del nuovo Anno accademico dell’Università degli Studi di Bergamo. Una data che è coincisa con l’emozionante «restituzione alla comunità e alla città», come l’ha definita il rettore Stefano Paleari, dell’ex chiesa di Sant’Agostino divenuta, dopo un complesso restauro, la nuova aula magna dell’Ateneo.La cerimonia di apertura si è svolta alla presenza dei rappresentanti istituzionali e del rettore dell’Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Ivano Dionigi, ospite d’onore per la lectio magistralis dal titolo “La Res publica: una vocazione di pochi o un dovere di tutti?”. L’evento ha riservato anche un motivo d’emozione in più in quanto ha costituito il passaggio del testimone fra il rettore uscente Paleari e il neoeletto Remo Morzenti Pellegrini. «Voglio salutarlo affettuosamente - ha detto lo stesso Paleari nel suo intervento di apertura - augurandogli di cuore ogni successo e ogni bene. E lo ringrazio fin d’ora perché il governo della cosa pubblica è oggi atto di coraggio e di umiltà».

Bergamo, inaugurato il nuovo anno accademico

Nella sua relazione, il rettore uscente si è soffermato su alcuni dei temi più “caldi” del dibattito sociale, economico e politico: dall’urgenza di una nuova idea di Europa, alla necessità di investimenti nei settori strategici del Paese. Con particolare attenzione verso i giovani, oggi messi da parte: «Correlata alla crescita di un Paese c’è l’attenzione ai giovani, oggi spesso dimenticati e maltrattati. Quando si tagliano gli investimenti, il lavoro e l’istruzione si dà un segnale chiaro di non attenzione al futuro, si dichiara che questo non è più il Paese per i nostri giovani»

L’auspicio finale è parso l’augurio di Paleari a conclusione del suo mandato: «Voglio fare una dedica a una comunità – ha detto – Quella delle persone che “fanno fatica”, che danno prima di ricevere, che servono prima di essere servite, non solo i più deboli ma quelli che ogni giorno si impegnano nello studio, nel lavoro, nella vita. Il fare fatica, talvolta anche la fatica di rispettare la legge, è il migliore esercizio del dovere e l’anima di ogni organizzazione». Parole a cui hanno fatto eco quelle della rappresentante degli studenti, Marta Rodeschini: «Quando si parla di noi giovani, occorre ricordare che siamo in grado di aprire associazioni, creare squadre, organizzare festival, fare volontariato. Sappiamo lavorare per pochi soldi per essere più indipendenti o pagarci gli studi. Per questo pretendiamo la vostra fiducia. Perché vogliamo contribuire con le nostre forze e il vostro sostegno alla crescita nostra, del nostro Ateneo e della nostra città».