Michele Andreucci
Cronaca

Un nuovo stagno per salvare l’ululone dal ventre giallo: l’anfibio è a rischio estinzione

Sarà realizzato all’interno della riserva naturale Valpredina e Misma a Cenate e destinato alla bombina variegata

La bombina variegata, nota come ululone dal ventre giallo

La bombina variegata, nota come ululone dal ventre giallo

CENATE SOPRA (Bergamo), 5 febbraio 2025 –  Un progetto per salvaguardare la bombina variegata, nota come ululone dal ventre giallo, un anfibio a rischio estinzione in Lombardia che fa parte delle specie prioritarie di Rete Natura 2000. L’iniziativa, finanziata da Life Gestire 2020, che ora prosegue con Life NatConnect 2030, prevede la realizzazione di un nuovo stagno all’interno della riserva naturale Valpredina e Misma a Cenate Sopra, che è anche oasi Wwf e Zsc (Zona speciale di conservazione).

Si tratta dell’ultima pozza d’acqua di una rete di dieci realizzate nell’area protetta grazie al lavoro dell’ente gestore Wwf e al contributo dei numerosi volontari. L’area umida, situata in località Ca’ Pessina a quota 550 metri, ha l’obiettivo di fornire agli animali uno stagno multifunzionale della superficie di circa 250 metri quadri, indispensabile per la reintroduzione della bombina variegata. I girini sono nati nel centro sperimentale anfibi alla Ca’ Matta, sul colle della Maresana a Bergamo. “Abbiamo prelevato ovature da siti selezionati all’interno del Parco delle Orobie bergamasche e le abbiamo allevate al centro Ca’ Matta, con l’obiettivo di far nascere e insediare una popolazione in struttura - spiega Anna Rita Di Cerbo, coordinatrice del progetto bombina in Lombardia -.Una volta garantita la presenza di una popolazione stabile, evitando così il prelievo continuo di uova, i girini sono stati gradualmente acclimatati introducendo progressivamente nelle vasche l’acqua degli stagni di destinazione. Durante la fase di metamorfosi, sono stati reimmessi un natura all’interno di una culla temporanea, progettata per proteggerli dai rischi fino al loro completo sviluppo”. Grazie a questa tecnica, tra il 2023 e il 2024 all’oasi Valpredina sono stati reintrodotti 203 esemplari, un passo significativo per la tutela della biodiversità in un contesto sempre più minacciato dai cambiamenti climatici e dalla crescente siccità.