
L’ultras Claudio Galimberti, detto il Bocia
Milano, 9 aprile 2016 - Definizione snella di “Articolo 9”: il divieto di vendere, fino a un massimo di cinque anni, biglietti e abbonamenti a soggetti che abbiano ricevuto Daspo oppure condanne, anche con sentenza non definitiva, per reati da stadio. È questo il principale tema di confronto tra lo Stato e gli ultras, il nodo gordiano. È questa la radice prima dell’incontro tanto contestato tra i capi tifoserie (capitanati dal Bocia) e la delegazione pluripartitica dei parlamentari. Considerazione ovvia: una sede come il Senato non può e non deve accogliere certe situazioni per nessun motivo, ne va della sua autorità. Considerazione meno ovvia: incontri tra politici e rappresentanti del tifo organizzato ci sono sempre stati e sempre ci saranno; nel 2014 un summit a Palazzo Santa Chiara sembrava aver aperto il dialogo e invece da allora nulla è cambiato.
Qualcosa non va nel sistema. Lo testimoniano le storie raccontate da chi in curva ci vive. E il nostro viaggio trova situazioni incredibili, in particolare a Bergamo dove la convivenza con il mondo ultras è considerato un problema annoso. Un’attenzione particolare che ha radici profonde e specifiche: non solo gli storici scontri a suon di spranghe con i tifosi del Brescia - fortunatamente diventati démodé - ma anche quel “no” urlato nel 2007 a Gigi D’Alessio per il concerto del Centenario della Dea. Una polemica dovuta al conclamato tifo del cantante per il Napoli e diventata pretesto per tacciare di razzismo la città. Casi limite dicevamo. Le segnalazioni che devono pervenire al Cen di Napoli e alle società sportive non viaggiano sullo stesso sistema e con gli stessi tempi. Così, ad esempio, è capitato che tifosi con in mano un biglietto nominativo valido (acquistato e non rimborsabile) siano stati bloccati ai tornelli dal sistema elettronico dello stadio Atleti Azzurri d’Italia.
Una black list sfalsata: in regola per la polizia, fuori legge per l’Atalanta e per il tribunale. Un paradosso che lascia scappatoie a tutti quei tifosi che non dovrebbero avere nemmeno la possibilità di entrare in un impianto sportivo: persone colpite da Articolo 9 a Bergamo hanno potuto così vedere a San Siro le partite del Milan poiché ai tornelli di San Siro il loro nome non risultava tra quelli considerati a rischio. Quando leggete allo stadio uno striscione che inneggia ai diffidati, state guardando verso un tifoso che è riuscito ad aggirare il sistema.
E poi c’è lui, Claudio Galimberti. Nove Daspo collezionati, record assoluto in Italia (non vede una partita di campionato dal 2009). L’ultimo a settembre, cinque anni. Lo scorso aprile il Bocia aveva cercato di entrare allo stadio con una testa di maiale. Per i suoi legali il provvedimento di allora era illegittimo: la sentenza che aveva portato all’applicazione del divieto (scontri a Pordenone avvenuti nel 2006) era già stata ribaltata in appello nel gennaio 2015 - e mai impugnata dall’accusa - e quindi al Bocia sarebbe stato possibile vedere la sua Atalanta dall’interno dello stadio. Punito dallo Stato in ogni modo possibile. Eppure accolto con tutti gli onori.