FRANCESCO DONADONI
Cronaca

Uccide il padre a coltellate: la furia omicida, lo choc e il giallo della donna sulla Bmw

Cavernago, Federico Gaibotti non era in grado di sostenere l’interrogatorio. È in carcere dopo aver ucciso il padre: in casa c’era una conoscente

La villa del delitto, a Cavernago. A destra Federico Gaibotti, 30 anni, accusato dell'omicidio del padre

La villa del delitto, a Cavernago. A destra Federico Gaibotti, 30 anni, accusato dell'omicidio del padre

Era così sconvolto al punto da non essere in grado di sostenere un interrogatorio Federico Gaibotti, 30 anni, che venerdì all’ora di pranzo – erano le 13,15 – al culmine di una furiosa lite (non era la prima volta) ha ucciso il padre a coltellate nel giardino dell’abitazione Villa Lina, una palazzina di via Verdi, a Cavernago, da trent’anni di proprietà della famiglia Gaibotti.

In via Verdi era rimasto a vivere papà Umberto, 64 anni, carpentiere, mentre sua moglie Cristina (i due sono separati) aveva deciso di trasferirsi a Seriate con l’altro figlio, Michele, di dieci anni più grande di Federico. Un dramma famigliare dove la droga ha avuto un ruolo determinante rendendo aggressivo Federico. Ma non trovava via d’uscita.

I genitori gli avevano trovato anche una comunità che era pronto a ospitarlo. Una vita frantumata da disagi personali culminati con la tossicodipendenza (in paese lo sapevano, come ha confermato il sindaco) e che lo aveva costretto ad abbandonare la sua attività di tatuatore a Martinengo. La droga e la richiesta di soldi, un mix che ha mandato in cortocircuito l’omicida.

Venerdì Federico è a casa del padre, a Cavernago. I due discutono e di fronte all’ennesima richiesta di denaro il trentenne afferra un coltello da cucina e si scaglia contro il padre. Quest’ultimo nel tentativo di sottrarsi alla furia del figlio si rifugia in giardino. Qui viene raggiunto e colpito di nuovo. Umberto Gaibotti con l’ultimo filo di voce chiede aiuto, poi cade a terra in una pozza di sangue.

Il figlio viene fermato in flagranza dai carabinieri, chiamati dai vicini che avevano sentito le urla. Ma nella vicenda entra anche una conoscente del giovane, che proprio venerdì aveva raggiunto l’abitazione di via Verdi in auto. Dopo essere scesa dalla Bmw si è sentita male ed è stata portata in ospedale. Cosa ci faceva li?

Federico ora si trova in carcere. Il pm Laura Cocucci gli contesta l’omicidio volontario. L’arma, il coltello usato per uccidere è stato sequestrato dai carabinieri della Scientifica di Bergamo, sul posto coi colleghi del Nucleo investigativo. Lunedì mattina Federico – assistito dall’avvocato d’ufficio Miriam Asperti – verrà sentito dal giudice. Settimana prossima al Papa Giovanni XXIII verrà eseguita l’autopsia sul corpo della vittima. Nel giorno del funerale il sindaco ha annunciato il lutto cittadino.

Ieri Cavernago era sotto choc. Sotto i portici di piazza Salvo D’Acquisto, o all’Area Caffè, il locale che spesso Umberto Gaibotti. Ci era stato anche venerdì, aveva bevuto il caffè, e poi prima di mezzogiorno aveva fatto rientro a casa. "Lo aspettavamo nel pomeriggio per la solita partita a carte", raccontano alcuni clienti. "Di Federico parlava raramente, anche se nel corso dell’ultimo anno le liti fra loro erano molto frequenti".