Terzo polo, atto finale Renzi e Calenda s’erano quasi amati Da lunedì separati al Senato

La nascita di un nuovo gruppo garantirebbe all’ex premier l’accesso ai contributi di Palazzo Madama. Sullo sfondo le Europee: dopo il divorzio Azione e Italia Viva rischiano di restare sotto lo sbarramento.

di Cosimo Rossi

Rimanevano i gruppi e i parlamentari a tenere insieme Carlo Calenda e Matteo Renzi nel Terzo polo. Anche l’ultima trincea unitaria, invece, è destinata a dividere i parlamentari di complemento ai due leader. Pare ormai scontato, infatti, che la prossima riunione di "chiarimento politico" del gruppo di Palazzo Madama convocata dalla renziana Raffaella Paita sancirà il divorzio e la nascita del gruppo renziano presieduto Enrico Borghi, transfuga dal Pd in polemica con la linea sinistrorsa della segretaria Elly Schlein. Un gruppo parlamentare, è bene ricordarlo, riceve contributi dalla Camera di riferimento.

Ieri, i due diretti interessati non si sono risparmiati stoccate a mezzo tv. Intervistato a Sky Tg24 il leader di Italia Viva ha affermato che da parte di Calenda ormai "non si tratta di questione morale ma di questione umorale", rimproverando l’ex ministro di definirlo "un manigoldo, un mostro". Interpellato sulla convocazione dei gruppi, il leader di Azione si è schermito con l’emergenza meteorologica in Emilia-Romagna, facendo spallucce riguardo alla prospettiva di spaccatura del gruppo: "Renzi si propone di rompere i gruppi, noi ne prendiamo atto".

Rinviata da domani a lunedì causa l’emergenza romagnola, la riunione del gruppo al Senato dovrebbe sancire il divorzio. Mentre a Montecitorio i gruppi potrebbero rimanere uniti per ragioni pratiche, la separazione al Senato ha un’indubbia rilevanza politica, specie in considerazione dei delicati equilibri in vista delle riforme istituzionali, dove Renzi è più che mai risoluto a giocare la propria partita nella prospettiva dell’elezione diretta del premier. Benché su questo Calenda, finora, sia stato sulla stessa lunghezza d’onda.

Ma la politica delle porte aperte di Iv è a tutto tondo. Per quanto virtualmente premiata da alcuni sondaggi, Azione ha già perso pezzi: la deputata Naike Gruppioni, la consigliera emiliana Giulia Pigoni e 38 quadri modenesi, più i coordinatori di Piemonte, Lombardia e Firenze. E nel Pd c’è movimento: in Transatlantico si vocifera dell’insofferenza del vicecapogruppo Piero De Luca, figlio del governatore campano, che Schlein è indiziata di voler silurare.

Sullo sfondo le Europee. "Un gruppo politico ha bisogno di un progetto comune, e per noi sono le Europee", dichiara la renziana Maria Elena Boschi. Appuntamento che si complica per l’ex Terzo polo, perché sia Iv che Azione dovrebbero raccogliere le firme per presentare le liste allo stato attuale, e poi rischiano di restare sotto lo sbarramento del 4%. Ragion per cui si possono attendere alleanze a sorpresa. Frattanto mercoledì Renzi e Calenda parteciperanno da separati in casa alla riunione romana di Renew europe, prima tappa del costituendo partito unico "alla Macron".