Studenti e professori dell’Università fanno da interpreti per i profughi

La sezione di Slavistica si mette a disposizione. Borse di studio . per i ricercatori ucraini

L’Università degli Studi di Bergamo si mobilita a favore dei profughi ucraini in fuga dalla guerra che sta devastando la loro patria.

Il rettore Sergio Cavalieri ha contattato il prefetto Enrico Ricci e gli ha comunicato la disponibilità della sezione di Slavistica del dipartimento di Lingue, letterature e culture straniere di mettere a disposizione docenti e studenti per fare da interpreti e mediatori linguistici, a titolo volontario, per favorire i rapporti con le famiglie ucraina accolte nella Bergamasca.

"Sappiamo - spiega Cavalieri - che molti di loro parlano solo l’ucraino e il russo, l’aiuto offerto dai nostri docenti e studenti può essere pertanto molto utile". Ma l’impegno dell’ateneo non si ferma qua.

Nella prossima riunione del senato accademico, in programma il 20 marzo, tra i punti all’ordine del giorno ci sarà l’istituzione di borse e assegni di studio per giovani ricercatori e “visiting professor“ richiedenti asilo o rifugiati, a partire proprio dai cittadini ucraini.

"L’obiettivo - prosegue il rettore dell’Università di Bergamo - è quello di integrare, con risorse nostre, lo stanziamento deciso dal Ministero dell’Università e della Ricerca, per offrire un lavoro nel nostro ateneo a colleghi provenienti da Paesi in guerra. Se il conflitto dovesse continuare, potremmo accogliere ricercatori e docenti ucraini già nei mesi a venire".

Intanto prosegue in tutta la Bergamasca la raccolta di beni di prima necessità da inviare in Ucraina. Uno dei punti più attivi è il capannone di via Enrico Fermi 48, a Curno, aperto tutti i giorni dalle 7 alle 23. L’associazione Zlaghoda, composta da ucraini che risiedono nella Bergamasca, si sta occupando di raccogliere migliaia di pacchi di cibo, medicinali e vestiti pesanti (in Ucraina la temperatura è sotto lo zero), donati dai bergamaschi.

"Ricevuta la merce - spiegano i rappresentanti dell’associazione -, la pesiamo e la smistiamo per categorie".

Seguendo le direttive del consolato ucraino di Milano, da Curno stanno partendo i primi tir carichi di aiuti, autorizzati e in regola per marciare verso i confini del Paese.

"Non sappiamo esattamente in che città finiranno i beni raccolti - rivelano i componenti dell’associazione Zlaghoda -: è il governo di Kiev che decide dove smistarli, nelle regioni con maggiori necessità. Il fabbisogno maggiore è quello rappresentato dai farmaci: servono antibiotici, antivirali, antinfiammatori e antipiretici. E poi serve cibo a lunga conservazione". Michele Andreucci