REDAZIONE BERGAMO

Sos lupo dagli allevatori: "Problema da affrontare lontano dai salotti". Una lettera al prefetto

Sottoscritta da 250 tra Val Seriana, Val di Scalve, Val Cavallina e Val Brembana

Sos lupo dagli allevatori: "Problema da affrontare lontano dai salotti". Una lettera al prefetto

Sottoscritta da 250 tra Val Seriana, Val di Scalve, Val Cavallina e Val Brembana

Crescono nella Bergamasca l’insofferenza e i timori degli allevatori per gli avvistamenti e le predazioni del lupo, la cui presenza in branchi da sette o otto esemplari è stata accertata dalla polizia provinciale nella zona di Gandellino (raggiunge anche Valbondione o la Val di Scalve), tra Val Serina e Val Brembana e a Vedeseta. Ma con "capi in dispersione su tutto il territorio provinciale", e territori di caccia molto vasti che non si sovrappongono.

E così i membri di un gruppo WhatsApp che raccoglie 250 allevatori e agricoltori tra Val Seriana, Val di Scalve, Val Cavallina e parte della Val Brembana hanno deciso di scrivere al prefetto. Alcuni chiedono l’eradicazione del lupo, ma in generale si chiede una tutela per non arrivare a una situazione fuori controllo. Il gruppo si presenta come "abitanti della montagna: la viviamo 365 giorni all’anno con difficoltà ma la teniamo viva". Accenna alla convivenza tra uomo e lupo, ma "parlarne a tavolino in città non è come affrontarlo sugli alpeggi dove il bestiame deve essere rinchiuso per timore che venga predato".

"I pastori – spiegano i componenti del gruppo – sono in calo perché è mancato finora un approccio realistico al problema del grandi predatori, tanto che raccogliamo spesso testimonianze di mamme con bambini che vivono con il timore di compiere una passeggiata". Viene avanzata quindi "una richiesta d’aiuto dettata dalla consapevolezza che vivere in montagna già comporta tante difficoltà e che la reintroduzione dei grandi carnivori è la goccia che fa traboccare il vaso per una situazione che non siamo più disposti ad accettare in silenzio".

La lettera, oltre che al prefetto, è stata inviata anche ai sindaci e alla Comunità montana, in cerca di adesioni. Ma diversi primi cittadini hanno espresso perplessità sull’iniziativa. "Prima di tutto perché il prefetto non ha competenza in merito – spiega uno di loro, componente del direttivo della Comunità montana –. Se si vuole fare un’azione è meglio farla insieme". Critiche sono state rivolte dagli allevatori alla polizia provinciale. A molti non è piaciuto il modo in cui è stato fatto sapere della punizione di due allevatori che avevano preparato delle trappole.

Michele Andreucci