Romina Vento spinta nell’Adda e annegata. L’accusa chiede 22 anni per l’assassino Carlo Fumagalli

Il delitto nell’aprile dell’anno scorso. Il pm Carmen Santoro: “L’omicida è una persona portatrice di fragilità emotiva con pensieri ossessivi

Carlo Fumagalli e Romina Vento

Carlo Fumagalli e Romina Vento

Bergamo – Una mente corrosa da pensieri ossessivi. Una personalità emotivamente fragile che ha convissuto con la depressione. Ma cosa lo ossessionava? La fine della relazione con Romina, dopo 25 anni. Una storia d’amore, due figli, che a un certo punto del percorso si è incrinata. Era convinto, Carlo Fumagalli, 49 anni, che la compagna Romina Vento, 44 anni, entrambi originari di Vaprio d’Adda, ma residenti a Fara Gera d’Adda, avesse un’altra relazione. Un tarlo che lo ha spinto a compiere quel gesto per cui ora si trova a processo per omicidio volontario aggravato.

L’udienza

Udienza in Corte d’assise con toni pacati. Fumagalli è seduto tra i suoi avvocati. Ascolta, testa bassa, strofina gli occhi rossi per il pianto. Dietro, la mamma e il fratello di Romina.

La sera del 19 aprile 2022 Fumagalli va a prendere Romina al lavoro. Discutono in auto. Poi lui dirige la Renault Scenic Megane verso il fiume. L’auto a velocità si inabissa nell’Adda. Lui, prima, spinge lei sott’acqua per annegarla. Romina annaspa, chiede aiuto: il suo corpo verrà ripescato a distanza di 250 metri, morta per annegamento. Lui raggiunge l’altra sponda e si salva. Era capace di intendere e volere in quel momento, come è stato dimostrato dalle perizie.

La richiesta del pm

Il pm Carmen Santoro ha chiesto la condanna a 22 anni (attenuanti generiche). "Fin da subito ha collaborato confessando quanto commesso – aggiunge il pm – Ha spiegato che non accettava la fine della relazione, è una persona portatrice di fragilità emotiva con pensieri ossessivi. ‘Come ho fatto a fare questo a lei, ai miei figli, ai parenti. Non ho attenuanti’, sono state le sue parole immediatamente dopo i fatti", ha sottolineato il pm.

I difensori, Luca Bosisio e Carmelo Catalfamo, hanno sottolineato come sia "una persona frantumata al suo interno, che ha deciso quel gesto tre secondi prima di farlo e ancora oggi non si capacita". Ma si parla anche di un percorso di recupero. "In carcere ha partecipato a corsi di giustizia riparativa ". In aula anche la madre di Carlo Fumagalli e il figlio avuto dalla prima moglie. Finita l’udienza la madre si è avvicinato al figlio e lo ha abbracciato e guardato negli occhi. Sentenza il 30 maggio.