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Rissa e investimento fuori dalla discoteca: il pm chiede 14 anni per tentato omicidio

La sera del 21 gennaio 2012 era scoppiata una lite tra due gruppi di giovani, italiani e albanesi, culminata con l’investimento di un albanese di 21 anni di ROCCO SARUBBI

Tribunale di Bergamo (De Pascale)

Treviolo, 13 maggio 2016 - Teatro della vicenda, l’esterno della discoteca Juice di Treviolo, in via Ghandi. Qui, la sera del 21 gennaio 2012 era scoppiata una lite tra due gruppi di giovani, italiani e albanesi, culminata con l’investimento di un albanese di 21 anni. Per fortuna se l’era cavata con una prognosi di 30 giorni. Ora, per quell’episodio, un 26enne di origini calabresi, A.M. residente a Albano Sant’Alessandro, rischia una condanna a 14 anni per tentato omicidio. Questa, infatti, è stata la richiesta avanzata ieri pomeriggio in tribunale dal pm Gianluigi Dettori nella sua requisitoria.

Un passo indietro. Quella sera, un venerdì, l’imputato assieme ad alcuni amici era andato in discoteca per trascorrere la serata ascoltando musica. Mentre stava bevendo un drink, un giovane albanese inavvertitamente aveva fatto cadere il contenuto del bicchiere addosso all’amico dell’imputato. L’albanese si era subito scusato per l’accaduto, tant’è che per rimediare si era detto disponibile a offrire da bere. Ne era nato un battibecco, ma subito scemato. Sembrava tutto finito lì. Invece all’esterno del locale, in seguito, c’è stata una nuova discussione tra i due gruppi contrapposti. All’improvviso gli animi si sono accesi, tant’è che in mano agli albanesi sono spuntati anche dei bastoni. Secondo il difensore dell’imputato, avvocato Gian Luca Quadri, il suo assistito, vista la situazione, per ripararsi aveva pensato bene di raggiungere la sua auto, una Volkswagen Tuareg per scappare. Nella manovra l’imputato aveva travolto un 21enne scaraventandolo a terra. Il ferito era stato soccorso dal personale del 118 e ricoverato agli ex ospedale Riunti di Bergamo.

Dopo l'investimento l’imputato si era allontanato facendo perdere le proprie tracce. Per la difesa l’imputato era scappato per sottrarsi a una aggressione. Tant’ è, sempre secondo la tesi della difesa, che solo il giorno successivo il 26enne di Albano aveva appreso dell’investimento. A farglielo notare era stato un parente dopo aver letto la notizia su un quodiano locale. E ad avvalorare questa tesi, il fatto che l’imputato si era recato dai carabinieri per denunciare un tentativo di aggressione nei suoi confronti e degli amici. Quindi nessuna intenzione di investire nessuno e la richiesta di derubricare il tentato omicidio in lesioni. Non così per il pm, che invece ha sostenuto che il giovane aveva cercato di investire l’albanese. "Come mai, allora – ha sostenuto il pm – è tornato indietro impugnando un crick dell’auto?". Repliche e conclusioni per il 7 giugno.