Bergamo, da mascherina ad asfalto. La protezione contro il Covid si fa green

Al via nell’ateneo bergamasco un progetto per riciclare i dispositivi. L’obiettivo è di trasformarli in bitume da usare sulle strade

L’obiettivo è contribuire a eliminare i rifiuti prodotti con l’uso dei cosiddetti Dpi

L’obiettivo è contribuire a eliminare i rifiuti prodotti con l’uso dei cosiddetti Dpi

Bergamo, 23 gennaio 2022 - L’Università di Bergamo si conferma uno dei migliori atenei italiani. I ricercatori Daniele Landi e Christian Spreafico del gruppo di ricerca “Virtualization and Knowledge“ del Dipartimento di Ingegneria gestionale, dell’Informazione e della Produzione sono stati scelti per collaborare all’importante e innovativo progetto “Supra“ promosso dall’Università della Tuscia, finanziato dal ministero della Transizione ecologica e giudicato il migliore del 2021 in tema di riduzione dei rifiuti prodotti da plastica monouso. Il progetto riguarda il riciclo delle mascherine e dei camici monouso, e la loro trasformazione in asfalto da utilizzare nell’ambitio della costruzione delle strade. Lo studio si propone di definire, sperimentare e validare un nuovo scenario di economia circolare basato sul riuso di rifiuti plastici derivanti da dispositivi di protezione individuale a fine vita, come appunto le mascherine e i camici in tessuto-non tessuto, per la preparazione di asfalti rinforzati. Spiega la professoressa bergamasca Caterina Rizzi, coordinatrice del gruppo di ricerca dell’Università di Bergamo: "Di durata semestrale, il progetto è stato avviato a fine dicembre 2021 con un budget di 200mila euro. I nostri ricercatori si occuperanno dello studio e della ricerca delle prestazioni dei dispositivi di protezione individuale e della valutazione ambientale, economica e sociale. Saranno utilizzate metodologie standardizzate e riconosciute dalla comunità scientifica internazionale con l’obiettivo di sperimentare e validare un nuovo scenario di economia circolare basato sul riuso dei rifiuti plastici derivanti da dispositivi di protezione individuale giunti a fine vita". Il materiale su cui sperimentare non manca. "Ogni anno - sottolineano Daniele Landi e Christian Spreafico - a livello globale produciamo oltre due miliardi di tonnellate di rifiuti indifferenziati. Riuscire a trasformare un rifiuto in una risorsa non solo porta a vantaggi economici ma permette di ottenere notevoli vantaggi all’ambiente e alle persone. Il nostro obiettivo è eliminare i rifiuti prodotti dall’uso dei dispositivi di protezione individuale e di ottenere un nuovo prodotto da utilizzare nell’ambito della costruzione delle strade. Possiamo trasformare la spazzatura in qualcosa di utile per l’ambiente e darle il corretto valore economico". Il progetto è proposto dai ricercatori e professori del Dipartimento di Economia, Ingegneria, Società e Impresa dell’Università della Tuscia, coordinati da Marco Marconi e un sostegno potrà arrivare dalle imprese coinvolte nella filiera di smaltimento dei rifiuti e nella costruzione e gestione delle infrastrutture stradali.