Protesta contro il lockdown, in trecento assediano la casa di Gori

Bergamo, momenti di tensione ma le forze dell’ordine e il senso di responsabilità dei manifestanti hanno evitato incidenti

La protesta è arrivata fino davanti a casa del sindaco Giorgio Gori

La protesta è arrivata fino davanti a casa del sindaco Giorgio Gori

Bergamo, 6 novembre 2020 - Scoppia la rabbia di commercianti e artigiani bergamaschi contro l’istituzione della zona rossa. Ieri sera un nutrito gruppo di persone si è dato appuntamento fuori da Palazzo Frizzoni per protestare contro il lockdown. Erano circa trecento persone e dopo il presidio davanti al Comune si sono dirette verso Città alta, per manifestare davanti alla casa del sindaco Giorgio Gori, che è stato pesantemente contestato. Le forze dell’ordine hanno cercato di fermare il corteo, ma non ci sono riuscite; allora lo hanno accompagnato e controllato. Sotto l’abitazione di Gori la protesta è andata avanti sino alle 23 e non sono mancati i momenti di tensione, ma per fortuna non ci sono stati scontri. "Nessuno ci rappresenta – ha detto uno dei manifestanti – e tra poco senza lavoro saremo alla fame. La prossima volta, quando non avremo più un soldo, non saremo così civili". Il sindaco ha evitato di parlare con i manifestanti.

Oltre a commercianti e partite Iva, anche diversi amministratori locali della Bergamasca contestano la decisione del Governo. "Riprendo le parole del Fontana – afferma il sindaco leghista di Dalmine, Francesco Bramani – Questo Dcpm è uno schiaffo alla Lombardia e ai lombardi. La decisione è stata presa con i dati di dieci giorni fa e questo è incomprensibile"

Camillo Bertocchi, sindaco di Alzano Lombardo e collega di partito di Bramani, è più conciliante ma la critiche non mancano: "La situazione sanitaria è preoccupante e bisogna agire con decisione. Dal punto di vista tecnico – dice Bertocchi – finalmente è stato definito un metodo di valutazione analitico per l’adozione dei provvedimenti. Avrà necessità di qualche giorno per essere tarato sui principi di adeguatezza e proporzionalità. Trovo però al riguardo inaccettabili i modi e i tempi. La concitazione politico-istituzionale di questi giorni, contribuisce ad aumentare ansia e incertezza nella popolazione, cosa che invece andrebbe assolutamente evitata".

Insieme ad Alzano è stato Nembro il comune simbolo della prima ondata. Per il sindaco Claudio Cancelli la zona rossa è un "sacrificio pesante che avrà effetti negativi sulle imprese, ma necessario". Poche critiche sui criteri utilizzati, mentre sulla situazione nella Bergamasca in Valle Seriana Cancelli sottolinea "le nuove norme sono più rigide di quanto necessario sulla base dei nostri dati, ma la Lombardia è una regione dai movimenti intensi. Meglio tenere duro per 15 giorni e bloccare il contagio per poi tornare a respirare".

Nella Bassa, Juri Imeri, sindaco di Treviglio, sottolinea più che altro la poca chiarezza di alcuni aspetti del Dcpm: "È giusto invocare la responsabilità dei cittadini e degli imprenditori, ma serviva più chiarezza. Cittadini, famiglie, scuole, enti locali e imprenditori hanno rischiato di essere travolti dalle decisioni degli enti competenti".