Progetto depuratore del Garda, lo scontro a distanza continua

Progetto depuratore del Garda, lo scontro a distanza continua

Progetto depuratore del Garda, lo scontro a distanza continua

Continua lo scontro a distanza sul depuratore del Garda, tra i sindaci del lago e quelli del Chiese, tutti in pressing su istituzioni e politica. L’iter per realizzare il doppio impianto a Gavardo e Montichiari con scarico nel Chiese sta lentamente, ma progressivamente andando avanti, su input del commissario, il prefetto Maria Rosaria Laganà, ma dall’altra parte si è aperta la possibilità di una rivalutazione, in base allo studio sul Chiese e all’incontro tra Ministero e Regioni (da farsi). Ieri i sindaci del Garda (Brescia e Verona) hanno inviato un ordine del giorno della Comunità del Garda a commissario, parlamentari gardesani, Ministro, Ato di Brescia e Verona, Acque Bresciane e Ags, ricordando che "pacta sunt servanda" e confermando "il pericolo potenziale che esiste ed è attuale, anche e soprattutto alla luce della sismicità del territorio". Per questo, "i docenti incaricati dal Ministero hanno posto come condizione fondamentale la soppressione delle sublacuali ed escluso il lago come corpo recettore delle acque reflue". Immediata la replica dei sindaci di Montichiari, Gavardo, Muscoline, Prevalle, Bedizzole, Bagnolo, Calvagese, Vallio, Paitone, Remedello, Calvisano e di Comunità Montana, secondo cui non c’è stata nessun assemblea in Comunità del Garda che possa legittimare l’ordine del giorno. Riprendendo il passaggio in cui i gardesani scrivono che bisogna recuperare i fondi del Pnrr, gli amministratori del Chiese evidenziano: "Il progetto è privo della copertura finanziaria necessaria a realizzare un’opera pubblica. Bene abbiamo fatto a scrivere alla Corte dei Conti". Il comitato Gaia Gavardo incalza: "Ma se questo progetto – chiede il presidente Filippo Grumi - serve solo ai comuni gardesani, così come dice la lettera della Comunità del Garda , perché lo dobbiamo pagare tutti noi? E se il lago non deve essere il recettore, perché i trentini lo fanno?".

Federica Pacella