MICHELE ANDREUCCI
Cronaca

Per gli stalker e i cyberbulli c’è un percorso riabilitativo

Siglato protocollo fra la questura orobica e il professor Paolo Giulini, criminologo

di Michele Andreucci

Un progetto che focalizza l’attenzione non solo sulle vittime di violenza di genere, ma anche sulle figure degli stalker, delle persone che si macchiano del reato di maltrattamenti e dei cyberbulli minorenni, avviandoli, a seguito della notifica di ammonimento del questore, ad un percorso rieducativo affidato a criminologi e psicologi (non è obbligatorio ma nel caso in cui venga ignorata la richiesta, la si potrà prendere in considerazione per l’eventuale adozione di una misura di prevenzione). Insomma, non solo repressione, ma pure prevenzione. Va in questa direzione il Protocollo Zeus, siglato per la prima volta nella Bergamasca dal questore Maurizio Auriemma e dal professor Paolo Giulini, criminologo e presidente del Centro italiano per la promozione della mediazione (Cipm). L’accordo sarà valido fino al 31 dicembre 2021.

"Mettiamo a disposizione – spiega il questore di Bergamo – le nostre capacità, risorse e competenze per prevenire questi reati. Un modo per aiutare chi si trova in difficoltà e fare in modo che si possa rivolgere a dei professionisti per intraprendere un cammino, con l’obiettivo dell’eliminazione di questo tipo di reati che avvengono soprattutto in ambito familiare".

I tipi di provvedimento che può emettere l’autorità di pubblica sicurezza sono tre ammonimenti: per violenza domestica nei confronti di autori di reati cosiddetti “spia” (ingiurie, minacce, diffamazione), nei confronti di autori di reati persecutori (stalking) e per atti di cyberbullismo (per soggetti dai 14 ai 18 anni). "Si emette un provvedimento amministrativo – sottolinea il questore Maurizio Auriemma – e con questo protocollo potremo avviare i soggetti a un percorso per far loro comprendere il disvalore di quello che stanno commettendo".

"Riuscire a valorizzare lo strumento dell’ammonimento – chiarisce il professor Giulini – con un’integrazione tra sicurezza e trattamento con psicologi e criminologi è il modo migliore per fornire risposte efficaci sulla prevenzione. Guardando le prassi già avviate in altri territori, i risultati sono incoraggianti".