
di Michele Pusterla
"Non è vero nulla. Non la trattavo male, non picchiavo mia moglie e coetanea. Era lei che non voleva uscire di casa e neppure imparare l’italiano, non io o mia madre che le impedivamo di prendere parte a corsi per rendersi autonoma nel parlare. E mentre io ero assente per lavoro riceveva in casa, talvolta, nostri connazionali con i quali si intratteneva a conversare e consumare insieme alcuni prodotti della nostra patria e nessuno glielo vietava. Non comprendo il perchè di queste accuse false che mi hanno messo nei guai, facendomi finire addirittura in carcere".
Il 24enne pachistano che giovedì è stato arrestato dai carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Sondrio intervenuti con i colleghi della Stazione, fermo a cui è stata sottoposta anche la mamma, entrambi con le imputazioni di sequestro di persona e maltrattamenti in famiglia, è stato sottoposto ieri alle 10.30 nell’aula 102 al piano terra del Palazzo di giustizia di Sondrio all’interrogatorio di convalida. "Il mio assistito - ha spiegato al termine l’avvocato Giuseppe Romualdi di Sondrio, nominato di fiducia dai due asiatici subentrando al collega d’ufficio Athos Dellamano di Chiavenna - ha risposto alle domande respingendo con forza le accuse. Lui si trova da circa 15 anni in Valtellina, parla molto bene la nostra lingua e fa il magazziniere in un importante supermercato di una nota catena, lavoro che ora è costretto a lasciare in quanto detenuto".
L’interrogatorio è durato un’ora e mezza, presente un interprete per la mamma, la quale pure lei ha risposto alle domande del gip Daniela Bosio, negando gli addebiti. Il pm titolare del fascicolo, Giulia Alberti, alla luce del rapporto ricevuto dagli investigatori del maggiore Nicola Leone e delle dichiarazioni verbalizzate dalla 24enne dallo scorso inizio novembre segregata e costretta a subire ripetute angherie, secondo il suo racconto, anche di natura igienica e alimentare, ha chiesto la conferma della custodia in carcere. Il legale, invece, la scarcerazione con una misura più soft. Il giudice Bosio ha accolto la richiesta del magistrato. Intanto la donna, dopo il blitz dei carabinieri, ha già lasciato l’abitazione di viale Milano, andando via dalla Regione con il parente che ha fatto scattare l’inchiesta recandosi nella caserma “Alessi“ di Sondrio.