FRANCESCO DONADONI
Cronaca

Dalmine, omicidio di Franco Colleoni: "Io non ho ammazzato mio padre"

Il figlio dell’ex segretario della Lega parla in aula e ricostruisce la mattinata del 2 gennaio ma nel momento del delitto arriva l’amnesia

La mattina del 2 gennaio Franco Colleoni fu trovato morto nel cortile del suo ristorante

Bergamo -  È stato il suo giorno . Francesco Colleoni si accomoda al banco dei testi: è imputato per l’omicidio del padre Franco Colleoni, 68 anni, ex segretario provinciale della Lega e titolare del ristorante “Il Carroccio“ a Brembo di Dalmine, trovato la mattina del 2 gennaio sul cordolo del cortile interno del locale con il volto e la testa fracassati. Il suo racconto di quel giorno si snoda con precisi ricordi. La sveglia mattutina, alle 6.30, il giro con il cane, la colazione con la madre, la scesa in cucina, la discussione con il padre per i pali del vialetto che erano caduti (motivo che per l’accusa ha generato l’aggressione, il corpo del padre a terra, immobile.

La telefonata ai soccorsi, la sua salita sull’ambulanza. Rimane un buco nero nella memoria, il punto focale della vicenda, è come se all’improvviso l’interruttore della sua memoria fosse andato in tilt, un black out, una sorta di amnesia. Da quando è in carcere viene seguito da uno psicologo. Tornando alla ricostruzione del 2 gennaio dell’imputato, ad un certo punto interviene anche il presidente della Corte d’assise, il giudice Giovanni Petillo, che incalza: "Lei ora ci sta dicendo un’altra cosa rispetto a quello che aveva spiegato ai carabinieri in sede di interrogatorio. Ci aiuti a farci capire. Qui stiamo parlando di suo padre morto". Il riferimento è alle frasi che l’imputato aveva sussurrato alla madre Tiziana Ferrari, nella saletta della caserma dei carabinieri. Ad un certo punto aveva detto: "L’ho spinto. Mamma non ce la facevo più. Insulti, più producevo e più ero una merda".

Francesco Colleoni risponde: "Ho detto quelle cose perché volevo tranquillizzare mia madre. Erano tante ore che stavamo in caserma. Io non l’ho ammazzato". Il pm Emanuele Marchisio lo riprende quando gli rende conto della telefona ai carabinieri in cui aveva parlato della casa di suo padre a soqquadro, come ci fossero stati i ladri. "Ma poi ora ci viene a dire in casa di suo padre non è salito. E allora, come fa a sapere che era tutto sottosopra? Nei verbali non c’è alcun riferimento a una persona estranea che possa essere entrato in casa. Lei ha dei ricordi nitidi di quella mattina, poi però, ha un buco nero sulla ricostruzione di quello che è avvenuto". Una contestazione, ma non l’unica. Prima, sollecitato poi dai suoi difensori, avvocati Enrico Cortesi e Andrea Filipponi, Francesco Colleoni, cuoco con esperienza all’estero, aveva chiarito dei suoi non rapporti con il padre, sin dalla tenera età. Delle botte, e di quelle alla madre. Della decisione di tornare a lavorare al Carroccio su richiesta del fratello Federico. «

Mi aveva detto di dargli una mano perché il ristorante andava male, era sull’orlo del fallimento. Io ho appreso che mio padre lo aveva messo in vendita da internet. Ho chiesto di venderlo a me, ma lui aveva sparato una cifra esagerata, tra gli 800 e un milione di euro. So che lui era stanco, voleva ritirarsi, prendere una barca, girare, vivere tranquillo. Ero interessato al locale, ma non a quelle cifre. Il mio commercialista mi aveva detto chiaramente di lasciar perdere". Altro tema, il rapporto con i dipendenti del ristorante. Alcuni che hanno deposto ieri, hanno parlato del cattivo rapporto padre-figlio, della decisione di Franco Colleoni di voler assumere un altro cuoco al posto del figlio per la riapertura del locale dopo il lockdown. "io non lo sapevo, a me mio padre non ha mai detto nulla".