FRANCESCO SARUBBI
Cronaca

Omicidio di Bottanuco, la sfida mortale al padre prima di essere ucciso: "Dai, prova a colpirmi". Spunta un altro coltello

Paolo Corna, il genitore arrestato, interrogato dal gip. La moglie, testimone del dramma familiare, aveva provato a fermarlo

Bottanuco, i carabinieri sotto la casa dell'omicidio. Nel riquadro, la vittima: Giambattista Corna

Bottanuco, i carabinieri sotto la casa dell'omicidio. Nel riquadro, la vittima: Giambattista Corna

È la sequenza che anticipa l’omicidio di Bottanuco. Domenica tardo pomeriggio. Padre e figlio hanno già litigato in cucina dopo l’ennesima richiesta di soldi, 20 euro. Paolo Corna, 77 anni, reagisce all’aggressione del figlio Gianbattista 54 anni, sferrandogli due pugni ai fianchi. Poi prende un piccolo coltello con il quale gli provoca dei tagli superficiali. Sarà la moglie Giuseppina Verzeni, testimone del dramma che di lì a poco si sarebbe consumato, che toglie dalle mani del marito quel coltello. Era entrata nella camera da letto del figlio perché aveva iniziato a rompere un televisore. Forse voleva calmarlo. Anche lei viene spintonata, e non è la prima volta. Paolo Corna, al culmine dell’esasperazione si ripresenta con un secondo coltello, più grande (lungo circa 35 centimetri con una lama di 20). Il figlio lo provoca: "Provaci a colpirmi, vediamo se ci riesci". È un attimo: il 77enne ha davanti a sé Gianbattista, e all’invito a colpirlo sferra un primo fendente al fianco destro. La vittima cade sul letto, il padre gli sferra un secondo fendente al fianco sinistro e il terzo al centro dell’addome. Giambattista che grida: "Basta, basta".

Non credeva di uccidere il figlio, "volevo solo spaventarlo". Corna lo ha ripetuto anche ieri mattina durante l’interrogatorio davanti al gip Federica Gaudino. Il 77enne, che deve rispondere di omicidio volontario aggravato dal grado di parentela, da lunedì si trova ricoverato nella stanza-cella del Giovanni XXIII. È stato lo psichiatra, dopo una visita, a consigliarne il ricovero visto che l’uomo è sconvolto. Per precauzione, per tenerlo sotto controllo. Forse, pur senza campanelli d’allarme, vista la recente doppia tragedia di Cavernago. Assistito dall’avvocato Barbara Bruni, l’indagato ha ripetuto quello che aveva già anticipato davanti al pm. La sua esasperazione per quel figlio, prima divorato dalla droga e poi dall’alcol. Le incessanti richieste di soldi. Il gip ha negato i domiciliari per via del contesto famigliare, ancora sconvolto dal dramma (anche se la moglie e una figlia avevano firmato per accoglierlo). Per il giudice potrebbero nascere liti o discussioni sull’accaduto e l’indagato "potrebbe reagire con la medesima violenza".

Gianbattista aveva già aggredito l’anziana madre in passato. Tant’è che, a detta dei familiari, si era dovuta operare al ginocchio per le lesioni riportate. E anche per questo motivo non gli facevano più vedere il figlio. L’uomo lavorava come operaio alla Magnetti di Carvico, ma era la famiglia a gestire il suo stipendio da 1.400 euro al mese. Una situazione che con un carattere già fragile aveva probabilmente generato una buona dose di frustrazione. Il giorno dell’omicidio il 54enne aveva chiesto al padre 20 euro la mattina, e altri 20 il pomeriggio. Era andato al bar, era tornato ubriaco. Dopo l’omicidio, quando arrivano i carabinieri, il 77enne avrebbe detto ai militari di controllare se Gianbattista respirava ancora, perché in caso contrario l’avrebbe finito lui. Parole che però, durante l’interrogatorio davanti al gip Corna ha detto di non ricordare.