"Non possiamo essere né indifferenti né rassegnati"

Si sono svolte le celebrazioni del 500° anniversario del “Miracolo delle Lacrime“ alla presenza di 14 vescovi delle diocesi della Lombardia

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Treviglio ha rivissuto ieri il giorno più lungo della su storia, partecipando con intensità comunitaria alla grande festa del 500° del Miracolo delle Lacrime: forte sul piano religioso e civile è stata la memoria di quel 28 febbraio 1522, quando il borgo fu salvato dal pianto della Vergine dal dipinto che la raffigurava su un muro dell’allora convento delle Agostiniane. La Madonna lacrimò per sei ore ottenendo che il generale Lautrec, comandante delle truppe francesi che si apprestavano a distruggere il borgo, recedesse dal crudele proposito e depositasse elmo e spada davanti all’Effige miracolosa. Nel Santuario secentesco - rimesso a nuovo e gremito in ogni ordine - erano presenti con l’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini altri 13 vescovi delle diocesi di Lombardia. La celebrazione liturgica ha avuto la sua centralità nell’omelia di Delpini che, confrontando il senso di impotenza dei trevigliesi 500 anni fa, ha detto a proposito della guerra in Ucraina: "Non si può essere indifferenti né rassegnati. Davanti alle sfide di oggi, davanti al divampare di un nuovo conflitto sulle terre d’Europa, tra popoli che provengono da tradizioni cristiane, noi proviamo lo strazio dell’impotenza". Amanzio Possenti