Niente pianista pro-Putin, è polemica

A Brescia si discute della decisione presa dai Comuni di Bergamo e Brescia, che hanno annullato gli spettacoli parte del “Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo“ in cui era prevista la presenza del musicista filo–putiniano Denis Matsuev. A motivare la decisione è stata la richiesta dell’ambasciatore ucraino in Italia Yaroslav Melnyk, che con una lettera si era rivolto a Emilio Del Bono e Giorgio Gori, sindaci delle città, chiedendo un ripensamento nel rispetto delle vittime della guerra. Quanto domandato dall’ambasciatore è stato esaudito. Secondo il rappresentante dell’Ucraina, che ha scritto a Del Bono, Gori e ai direttori del teatro Grande Umberto Angelini, e del Donizetti Giorgio Berta, la decisione di far suonare Matsuev alla 60ª edizione nell’anno di Bergamo Brescia capitale della Cultura, era "molto problematica e inappropriata dati i precedenti rapporti di Matsuev con il regime di Putin e la sua dubbia posizione in passato e durante l’attuale invasione dell’Ucraina". Non solo per la firma nel 2014 della lettera aperta di personalità della cultura russa (fra cui il direttore Gergiev) pro Putin nel momento dell’invasione della Crimea ma anche per il sostegno successivo. Non tutti concordano con la decisione. Dai gruppi consigliari in Loggia è stato recapitato un comunicato in cui si specifica che "In questi tempi difficili, in cui le divisioni e le discriminazioni all’ordine del giorno, è importante che la cultura costruisca ponti tra le comunità. La cultura è un elemento fondamentale per la coesione sociale e la comprensione tra le diverse società. Con la sospensione del pianista russo Matsuev è stato consumato un atto di stupidità che condanna e contraddice tutte le premesse dell’anno della Cultura". La Lega ha espresso la forte condanna a Putin ma sottolineato che la "la difesa della cultura deve iniziare dalla non discriminazione dei talenti provenienti da Russia e dei suoi cittadini". Il sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, ha detto che "si tratta di censura, cultura e politica non possono essere messe sullo stesso piano". Del Bono ha ribadito che "quando un artista fa politica per un dittatore, se c’è un popolo che soffre per un invasione, il tema si pone". M.Pr.